24 agosto 2016 – 24 agosto 2020: 299 morti, 388 feriti e 42.000 sfollati: il 24 agosto del 2016, alle ore 03:36, la terra tremò nel centro Italia e una scossa di magnitudo 6.0 registrata ad Accumoli (RI), distrusse diversi centri abitati, Amatrice, Arquata del Tronto e la frazione di Pescara del Tronto, e furono interessate, più o meno consistentemente, 4 regioni, con le province di Rieti, L’Aquila, Ascoli Piceno e Perugia.
Le vittime subito accertate furono quasi tutte di Amatrice, in quel periodo stracolma di persone anche per l’estrema vicinanza del 27 agosto con la tradizionale sagra dell’amatriciana.
A 4 anni dal terremoto la nuova Amatrice non c’è ancora. Dopo quasi 1500 giorni, la situazione sembra non essere cambiata. Il grosso delle macerie è stato eliminato, i cantieri e le gru ci sono ma si è costretti a fare i conti con una ferita non ancora rimarginata. I paesi delle zone colpite restano disabitati, immersi nello stesso silenzio oramai da 4 anni.
Oggi il sisma del centro Italia è ancora l’immagine di uno stato che non funziona (con un apparato burocratico ancora troppo pantagruelico) e che non è riuscito a spendere in questi anni i soldi che ha avuto.
Due, però, le svolte arrivate in questi mesi dal Governo: il Decreto Semplificazioni e il Decreto Agosto, con norme specifiche per dare una vera accelerazione alla ricostruzione.
La sfida nei prossimi mesi sarà ricostruire finalmente il centro-Italia, perché la ricostruzione di questa parte del Paese, vera e assoluta cerniera tra le questioni meridionali e settentrionali, rappresenterà la riedificazione di una Nazione intera.