TERAMO – Le labbra si atteggiano ad un sorriso involontario ma dentro è tumulto di mare imbronciato. D’altronde come può nascere una poetessa senza sofferenza? E le cicatrici di Rina D’Antonio si vedono tutte, quelle traslate sui fogli bianchi della sua ultima opera (Ai confini del sole – Tempo Libero edizioni) e quelle segnate in volto che ammantano in ghirigori forti e scavati una luminosità spenta. Rina ha tutto il peso del mondo sulle sue spalle fragili e strette ma le madri (e nonne) hanno solo un’espressione: quella della covata del nido. Due occhi neri e profondi gli infiammano l’espressione, una corazza la permea fin nel midollo, una difesa contro un’esistenza di dolore che spesso pare non farcela a parare i colpi insidiosi di una vita amara e fredda. Più volte Rina chiarisce a muso duro che tutto sia una lotta, dall’inizio alla fine, senza requie. “Non ho avuto tanto nel corso dei miei anni: solitudine, rimpianti e sofferenza”. Per 78 anni. Scrive da tempo immemore, il suo primo libro è stato pubblicato nel 1994 per lenire le sue cicatrici che fanno ancora male e “strada facendo ho incassato premi a livello nazionale ed internazionale. Pe me la poesia ma anche la narrativa è lo sfogo della vita quotidiana”. Una necessità come bere o mangiare. Rina ama Leopardi: “Che ne sanno gli altri?”. Vorrebbe dire di quello che ha passato e solo un’inflessibile dignità, che pare secondo dopo secondo lì lì per essere violata dal suo stesso uzzolo di dialogo prorompente, che i segreti della poetessa teramana restano tali: accenna ma si ritrae. Si alza presto la mattina che ha l’oro in bocca, alle cinque, le sei. Poi la spesa, le faccende di casa e tutto l’ambaradan. Scrive di getto perché i ripensamenti a volte ti legano le gambe e mani a fasciatoi da cui è difficile divincolarsi per tutta una vita. Accetta Teramo, ma dalla sua Ripattoni di Bellante da cui è andata via all’età di 13 anni serba infanzia e ricordi che spesso vanno d’accordo masticando tutto, anche le aberrazioni del passato rendendole colorate. “Io ho dato tanto. Nessuno mi ha dato niente in cambio” è l’amara considerazione di un’anima che verseggia e racconta anche in vernacolo. Cosa stupisce Rina D’Antonio? “La cattiveria della gente contro animali e bambini”.

Maurizio Di Biagio

BIBLIOGRAFIA

Rina D’Antonio ha pubblicato finora sei libri tra narrativa e poesia. Il primo, una raccolta di poesie, nel 1994 (Vivere Ancora) duemila copie vendute; nel 1998 I giardini dell’anima (raccolta di poesie); nel 2010 Sapore di terra (narrativa); nel 2013 Nuovo giorno (narrativa); nel 2016 Vulesse arjè (in vernacolo); 2020 Ai confini del sole.

PREMI

Ecco alcuni dei premi conseguiti dalla letterata teramana: nel 1996 D’Antonio era nella terna dei vincitori del Premio Teramo. Ha ottenuto il primo premio sezione narrativa nel concorso “Il Faro” nel 1998, il primo premio nel 2001 e nel 2003. Nel 2008, 2009 e 2014 si è piazzata seconda per la poesia in lingua e per la narrativa. Nel 1997 ha conseguito il primo premio nel concorso internazionale Daniele Masini bandito dall’Accademia dei Nobili di Firenze per la poesia inedita. Nel 2000 ha conseguito il primo posto a Vernaprile.

 

di Maurizio Di Biagio