TERAMO – Lasciamo da parte ogni valutazione legata alle scelte di Franco Iachini, che non perde occasione per mortificare le professionalità giornalistiche di questa città (qui c’entra nulla l’ufficio comunicazione del club – ndr), ma entriamo nei contenuti delle sue dichiarazioni, rilasciate nella serata di ieri al collega Massimo Profeta.

LO STADIO – “Ho atteso un anno perché questa amministrazione rendesse possibile, nel rispetto delle regole, la voltura. Si badi bene che non è stato un regalo perchè la gestione l’ho pagata tre milioni (in realtà sono stati pagati 500.000 euro ed il residuo in 16 anni – ndr), spendendo un milione per le migliorie apportate (era nei patti dell’epoca, se non ricordiamo male – ndr). In tutto questo sono emerse situazioni a me non note, altrimenti non avrei accettato, per altri lavori non completati a partire dal 2008 e da fare, per una somma di ulteriori 2 milioni a mio carico. In passato non c’erano state le verifiche opportune e non era stato accertato che l’ex concessionario non le aveva realizzate”.

LA SQUADRA – “Ho rilanciato una squadra che rischiava di scomparire con 24 elementi di proprietà (non è assolutamente un vanto, ma su questo siamo agli antipodi con la logica dell’azienda Teramo Calcio – ndr), con molti debiti risanati (ma non siamo nella norma, ammesso che fossero stati molti, acquisendo un club professionistico? – ndr). Abbiamo speso oltre 5 mln per una struttura che era inesistente (quantomeno irriguardoso verso di chi faceva calcio professionistico, anche molto bene a nostro modo di vedere, addirittura meglio dell’attuale azienda – ndr), senza parlare, poi, del settore giovanile: voglio mantenerlo con Di Mascio (un giorno ci dirà come – ndr) mentre stiamo aspettando l’Acquaviva (non è cosa dovuta, quell’impianto, che necessita di un bando – ndr). Non voglio mandare in fumo tutto, ma sono molto deluso”.

IL FUTURO – “Il futuro è a rischio: ho chiesto vanamente aiuto agli imprenditori di questa città; non ci sono soltanto io che la propria parte l’ha fatta, ma non resto da solo. Ho tutto pronto per l’iscrizione: siamo una società modello ma ho perso lo stimolo e la voglia di andare avanti. Il Teramo, in fondo, non è mio, ma dei teramani. Se questa provincia è così non può ambire al professionismo: la mia parte la farò, ma non a questi livelli. Tornassi indietro, invece, non rifarei nulla: oggi l’Abruzzo rischia di avere una sola squadra professionistica, il Pescara”.

LA POLITICA, GLI IMPRENDITORI – “Sono deluso dalla politica e dall’imprenditoria. Il Sindaco si è impegnato tanto per lo stadio ma non con gli imprenditori: il presidente della provincia lo sta facendo da sindaco, invece, per la sua squadra (il S.N. Notaresco – ndr)”.

IACONI – “Andrea lo adoro e spero che, nel piccolo, mi sia ancora di aiuto, anche per altre attività. Mi è stato vicino e lo è ancora, ma io ragiono con la mia testa: in questo caso ci sono troppe incognite”.