“Una condanna”, sembra incredibile come si possa continuare a chiamare in causa Paolo Gatti in tutte le vicende politiche della città di Teramo e della Provincia… Lui continua a ripetere che la politica attiva non lo riguardi più e che non sa davvero come fare per uscire da questo piccolo, grande equivoco. Delle due, l’una: o gli si crede oppure no.
Si ha l’impressione che non sia creduto e ci si chiede perchè; se lo chiederà anche lui?
Noi abbiamo l’impressione che l’enfant prodige della politica cittadina, “espatriato” rapidissimamente oltre confine, stia combattendo una battaglia persa se, svolgendo il nostro lavoro e avendo a che fare con il “suo” mondo o “ex mondo”, questione di fiducia accordata o meno, lui c’è sempre! C’è a Teramo e in più vicende come a Giulianova, c’è ad Isola del Gran Sasso come a Montorio al Vomano, c’è a Roseto degli Abruzzi come in Provincia… è ovunque!
Eppure Gatti continua a ripeterci che non va oltre il minimo sindacale, poco più di qualche consiglio a vecchi amici e niente più.
Diciamocela tutta: la situazione ha del paradossale, ancor di più se i “grandi movimenti” della politica, quelli che hanno un peso specifico importante, viaggino sull’asse Teramo-Roseto degli Abruzzi: poco importa se a trainare il carro siano ex avversari, oggi non più.
Indizi? Forse anche più, ma non certezze: è in questa situazione “indefinita” perché non formalizzata, che Paolo “Paolino” Gatti continua a ripeterci d’essere, oramai, uno che con la politica attiva non c’entri più nulla.
Immaginandoci in una assemblea popolare romana, chiamati ad alzare il pollice, il nostro non sarebbe all’insù.