TERAMO – In riferimento alla conclusione dei campionati, l’UEFA si era espressa favorevolmente, ove possibile, al completamento, anche con un formato diverso: bisognava concludere l’annata sulla base dei meriti sportivi conseguiti sul campo.
Il criterio adottato dal Consiglio Federale della FIGC è giusto, perché tiene conto degli effettivi valori espressi dalle squadre fino al lockdown. Quanto, invece, alla disputa dei Play-Off, non credo sia stata la scelta migliore, sia per le obiettive difficoltà di applicazione del protocollo sanitario, sia per gli ulteriori costi che le società dovranno sostenere, seppur parzialmente compensati dai contributi federali.
Le proiezioni finali delle classifiche, così come si sarebbero determinate senza la disputa dei play-off, avrebbero potuto sancire la quarta promozione, così come le retrocessioni. Si è invece voluto tener fede al regolamento e non alla straordinarietà del momento.
La questione riforme ormai è stata accantonata e difficilmente tornerà alla ribalta: si è detto che si vedrà nel prossimo anno, ma ne dubito, perché il nostro calcio non fa sistema. Resta che ognuno pensa al proprio ed è restio al sacrificio terzo… e dire che la straordinarietà del momento avrebbe favorito un vero processo di innovazione, necessario per salvare la Serie C, rendendola gestibile economicamente. Non ci si può più affidare al solo mecenatismo dei Presidenti: necessitano risorse certe e non solo limitate alle sponsorizzazioni ed agli incassi.
Il Calcio professionistico di terza serie si identifica quasi esclusivamente con il territorio, ed è proprio questo a limitarlo maggiormente. Per adesso Gravina, seguendo a ruota le volontà del numero uno della Fifa, Infantino, si è posto come obiettivo il ritorno dei tifosi allo stadio, con le necessarie limitazioni: è giusto, ma sarà possibile?
Venissero meno anche queste risorse, le società potranno continuare a gestire l’aspetto finanziario?