ROMA – “Il tema per il Csm era tutelare il libero esercizio delle attività di indagine, non organizzare complotti contro Salvini“. Così l’ex vice presidente del Csm Giovanni Legnini in un’intervista all’Huffington Post torna sulla polemica che lo ha investito per lo scambio di chat con l’allora consigliere Luca Palamara sulla vicenda della nave Diciotti.
“Il procuratore Patronaggio – spiega Legnini – stava svolgendo le indagini e veniva attaccato e intimidito da diversi giorni anche da componenti del Governo dell’epoca. Quale vicepresidente dell’organo che deve tutelare l’indipendenza della magistratura e il sereno svolgimento delle attività giudiziarie, venivo sollecitato dalla magistratura associata ad assumere una posizione a tutela del pm. A tutela del pm, non certo contro Salvini, nei confronti del quale mai spesi neanche mezza parola“.
“Comunque i fatti di cui parliamo non hanno nulla a che vedere con le elezioni di sei mesi dopo“, dice ancora Legnini con riferimento alla sua successiva candidatura come governatore dell’Abruzzo. Nell’intervista Legnini parla anche di Palamara. Con lui “vi erano buoni rapporti fino a quando è emerso ciò che tutti sanno. Ignoravo quelle vicende e i suoi rapporti personali che lo hanno portato a essere indagato a Perugia, mentre mi era ben nota la sua influenza sulla corrente di appartenenza. Con lui e con tutto il Consiglio ho condiviso scelte e a volte mi sono scontrato. Ciò che poi è emerso dalle carte di Perugia mi ha addolorato e sconcertato, io come migliaia di altre persone e tantissimi magistrati avevamo avuto a che fare con una persona diversa da quella che emerge dagli atti delle indagini“. (ANSA).