TERAMO – Che la “questione stadio” si sia complicata è una verità: non è assolutamente normale, infatti, che a distanza di un anno la voltura della gestione del “Gaetano Bonolis” presenti delle difficoltà.
Conta poco o nulla sapere a chi ascrivibili, ma è indubbio che se Franco Iachini se ne lamenti, anche pubblicamente, avrà le sue buone ragioni. Non le avrebbe in un sol caso: se la società Soleia, che nulla condivide con il Teramo Calcio se non il soggetto imprenditore, non avesse titolo, un aspetto che, però, saprebbe di grottesco.
Ricorderete che, successivamente alla promessa di acquisto del Teramo Calcio, Iachini pose come condizione proprio la gestione dell’impianto e delle ampie superfici commerciali che lo compongono: non aver potuto fare un solo intervento dopo una stagione sportiva intera, è progettualità soltanto ideata e mai resa esecutiva. Traduzione volgare: Iachini non ha potuto continuare ad investire laddove, prima o poi, un’importante redditualità, da quelle superfici, sarebbe arrivata.
Allora? Semplice: c’è un problema, o forse più d’uno. E’ acclarato che l’attuale amministrazione comunale deve stare al rispetto delle regole del gioco, magari meglio di quel governo cittadino che quella convenzione sottoscrisse, prima del 2008. C’è chi dice, ad esempio, che pendeva troppo da una parte, oltre il massimo del lecito, e chi sospetta problematiche d’altra natura.
Insomma, è una situazione complessa, dinanzi alla quale, stamane, c’è stato l’ennesimo incontro tra Gianguido D’Alberto, alla presenza dell’assessore Falini, il presidente biancorosso e, dicesi, altri professionisti, presumibilmente avvocati.
Se ne verrà fuori? Lo si spera per il bene del calcio biancorosso, anche perché, si racconta, il Presidente, nel Bonolis, starebbe attrezzando al meglio gli uffici della sua, e “nostra”, società biancorossa.