L’AQUILA – «La questione della sicurezza del Gran Sasso è tuttora, assieme a Bussi, la principale questione ambientale e di sicurezza territoriale della Regione, anche per le potenziali conseguenze, connesse allo stato dell’ambiente, sulla salute e all’approvvigionamento idropotabile di 700.000 persone. Ieri la Giunta Regionale ha pensato di nominare direttore dell’ARTA l’Avv. Maurizio Dionisio, che era già stato commissario dell’ente una ventina di anni fa.
Ebbene, l’Avvocato Dionisio in quella precedente esperienza si distinse per la reazione che ebbe davanti alla presentazione, nel gennaio 2002, dei primi due dossier diffusi dal WWF sulla presenza delle sostanze pericolose nei Laboratori di Fisica del Gran Sasso e sulla segnalazione di gravissime criticità nella modalità di esecuzione degli esperimenti. Dossier lungimiranti fondati su una enorme mole di elaborati tecnici inequivocabili e, addirittura, sui rapporti degli stessi ricercatori.
Dionisio non solo platealmente, in maniera del tutto autoreferenziale e senza, a nostro avviso, gli approfondimenti necessari, sostenne che i laboratori erano sicuri ma si spinse addirittura a minacciare di denunciare di “procurato allarme” i dirigenti dell’associazione. Dopo soli 7 mesi dalle lettere dell’associazione, ad agosto 2002, ci fu l’incidente con l’esperimento Borexino con lo sversamento di una delle sostanze segnalate dalle associazioni e dai movimenti, il trimetilbenzene, che fu trovato pure nella rete dell’acqua potabile del teramano.
Incidente che portò l’anno successivo al sequestro della sala C dei laboratori da parte della Magistratura che accertò l’inosservanza di numerose norme e in particolare della direttiva europea Seveso sul rischio da incidente per la presenza di sostanze pericolose. Seguì il primo commissariamento del Gran Sasso da parte dello Stato con la spesa di 80 milioni di euro pubblici. Non ricordiamo scuse pubbliche alla popolazione abruzzese dell’allora Commissario Dionisio. Oggi, dopo 18 anni, fa specie che il paese debba ancora avere a che fare con una “questione Gran Sasso”, che trae origine proprio negli errori e nelle sottovalutazioni da parte delle Istituzioni di quel periodo.
Una vicenda di tale gravità da rendere necessario di nuovo l’intervento della Magistratura, un secondo commissariamento da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri e un primo stanziamento da parte del Parlamento di 120 milioni dei contribuenti. Fa riflettere, a nostro avviso, che per ri-affrontare gli stessi problemi la Giunta Regionale abbia puntato su un déjà-vu assegnando un ruolo fondamentale per la gestione di questa “emergenza” proprio a chi allora, con ogni evidenza, non affrontò in maniera adeguata le precise e tempestive segnalazioni provenienti dai cittadini che avrebbero permesso, se adeguatamente gestite da parte degli enti, di evitare grandi problemi ambientali».
Così in una nota l’associazione Mobilitazione Acqua per il Gran Sasso