TERAMO – I campionati di calcio si vincono nel girone di ritorno. Sono importanti, infatti, sia la tenuta fisico-atletica di ciascun calciatore sia l’assetto tecnico-tattico della squadra, per l’intera stagione agonistica. Dico questo per l’esperienza vissuta con il Teramo Calcio e cito il campionato di Serie D, gestione Campitelli 2010/2011. In quell’annata, infatti, pur avendo concluso il girone di andata nettamente in testa, in quello di ritorno la squadra biancorossa subì il gran recupero del Santarcangelo.

Lo stesso dicasi per il S.N. Notaresco nel campionato in corso; è stato in vetta dall’inizio, fino al recente sorpasso del Matelica.

Ho voluto fare questa premessa per dire che in tutti campionati di calcio, dalla alla Serie A ai dilettanti, nel momento di forzate interruzioni, in genere, vedono classifiche piuttosto delineate: con ogni probabilità, si sarebbero soltanto dovute consolidare al termine dei vari tornei, tranne rarissime eccezioni.

Scegliere un criterio per determinare vincenti e retrocessioni, quando l’attività agonistica non è conclusa, non è semplice, perché chi subisce una decisione avversa tende ad opporre le proprie ragioni, più o meno valide, per il mancato ottenimento dell’obiettivo prefissatosi.

Tuttavia il criterio della cristallizzazione delle classifiche, quando si è dinanzi ad un’interruzione, penso sia quello più giusto e corretto. Attribuire le promozioni, e non le retrocessioni, come proposto dalla Lega Pro, non sembra essere la soluzione migliore per le squadre della quarta serie nazionale, laddove vige un dilettantismo mascherato per la maggior parte delle Società, con i calciatori ed i tecnici che non hanno altre attività di sostentamento.

Lo stesso criterio dovrebbe applicarsi anche per le categorie inferiori, perché se le regole del gioco sono uguali per tutte, anche in situazioni straordinarie dovrebbero essere le stesse, dettate dalle necessità del momento.

In buona sostanza, chiudere i campionati nel momento dell’interruzione, equivarrebbe al regolare termine, attribuendo promozioni e retrocessioni ma adottando un nuovo criterio, invece, per i soli Play-Off e Play-Out. Non andrebbero stravolti gli assetti dei campionati, pertanto, con eventuali ripescaggi, se necessari; è fatta salva l’eventuale riforma della Lega Pro.

Così facendo non si andrebbe a condizionare la stagione successiva, sempre con la speranza che la pandemia scemi rapidamente e che consenta di riprendere l’attività a metà luglio, quando i clubs inizieranno la preparazione per la stagione 2020/2021.

Potrebbe valere una deroga per la sola Serie A, visti i grossi interessi economici che la coinvolgono (pubblicità e diritti televisivi) ed anche perché quei clubs sarebbero nella condizione di poter applicare il complicatissimo protocollo sanitario, cosa non possibile in Lega Pro e nei campionati dilettantistici.

A questo punto si teme, giustamente, la moria di tante Società per effetto della pandemia. Il rischio è alto, perché tantissime risorse economiche andranno a sostenere le attività di cittadini e di imprese in difficoltà. Ci si dovrà rassegnare, per il momento, ad un numero minore di regolari iscrizioni, in attesa che l’economia riprenda la normale attività con consistenti introiti finanziari da destinare al sostegno delle attività sportive, veicolo di un’importantissima attività sociale.