ROMA – Sono riprese le lunghe code sull’autostrada A14 dopo il parziale dissequestro del viadotto Cerrano, a causa dei numerosi restringimenti causati dal sequestro delle barriere new jersey bordo-ponte ritenute insicure da ministero dei Trasporti che da anni ne chiede la sostituzione al concessionario senza successo, con conseguente intervento della Magistratura. Infatti ancora una volta Autostrade per l’Italia non si è dimostrata all’altezza di garantire gli standard di sicurezza richiesti a tutela degli utenti della strada.

Altri disagi per imprese e cittadini, quindi, dopo oltre un mese di vero e proprio caos derivante dallo stato precario del viadotto Cerrano, interessato da una frana. Problemi che dureranno mesi se non si procede celermente con i lavori. A parte il dissequestro parziale già concesso per alcuni viadotti in territorio marchigiano per procedere alla cantierizzazione, serve attuare concretamente il programma di manutenzione delle barriere a suo tempo predisposto dal MIT perché non si può andare avanti così.

Voglio ricordare che questa situazione si è esacerbata per l’atteggiamento di Autostrade per l’Italia che lo stesso GIP ha definito nei diversi provvedimenti “poco costruttivo e fuorviante alle richieste del Mit” oppure addirittura “dilatorio”.

Sul viadotto Cerrano solo grazie alla posizione intransigente di MIT e Procura di Avellino che pretendevano il posizionamento di sensori e un adeguato Piano di emergenza per affrontare tutte le possibili criticità derivanti dall’attivazione del movimento franoso, Autostrade ha fatto quello che doveva fare da tempo e si è giunti al dissequestro. Ora finalmente c’è un grosso cantiere alla pila 1 del viadotto. Verificherò i lavori che stanno svolgendo e, soprattutto, quali interventi si intendono promuovere nel più breve tempo possibile sul corpo di frana che incombe su un’infrastruttura prioritaria per il paese. Non possiamo certo rimanere con questa spada di Damocle sui nostri trasporti per i prossimi anni.

Tornando alle barriere vorrei ripercorrere l’incredibile storia che ha portato a questi problemi rileggendo il decreto di sequestro del GIP.

A settembre 2019 ampliava precedenti decreti, ponendo sotto sequestro anche le barriere new jersey bordo ponte su diversi viadotti della A14. La lettura del provvedimento a mio avviso fa rimanere raggelati. Come parlamentare esprimo tutta la mia indignazione, perché a fronte di miliardi di guadagni e dopo una tragedia, quella di Avellino con 40 morti, Autostrade per l’Italia ha ritenuto di intervenire sulle barriere di moltissimi viadotti tra il 2014 e il 2015 con una tecnica e con materiali non certificati e meno costosi.

Scrive il GIP che il sequestro “appare l’unica soluzione al momento concretamente praticabile per evitare il protrarsi di una condizione di insicurezza nella circolazione stradale idonea a cagionare, anche sull’A14, un evento disastroso di proporzioni analoghe” a quello di Avellino del 2013. Questo perché “alcun efficace dispositivo di controllo è stato predisposto da Autostrade per tutelare l’incolumità degli utenti della strada, nemmeno dopo il precedente decreto di sequestro preventivo del 30.4.2019”. Cioè anche dopo la tragedia del crollo del ponte Morandi a Genova. Questo nonostante le pressanti e reiterate richieste degli organi ministeriali arrivate in questo lasso di tempo. Infatti dopo la tragedia di Avellino del 2013 Autostrade decide di sostituire gli ancoraggi Liebig dei viadotti perché ammalorati. Materiali e metodi appunto non regolari e, per un tecnico del ministero sentito dai PM, anche meno costose. Autostrade procede senza neanche avvisare il Ministero. In questo caso, però, sono stati i controlli dello Stato a evidenziare i problemi e lo voglio sottolineare. Addirittura a luglio 2019, all’ennesimo richiamo del Ministero di provvedere alla sostituzione, la società si è anche opposta perché questa decisione le addossava “oneri e costi”. In questi mesi, poi, ASPI ha continuato a depositare richieste di dissequestro. Quasi tutte respinte, tranne quella relativa all’installazione dei cantieri per avviare la sostituzione delle barriere in alcuni dei viadotti in territorio marchigiano a dimostrazione della disponibilità della Magistratura per la risoluzione concreta del problema. Peccato che finora non ne abbia sostituita neanche una, cosa che il GIP ha dovuto recentemente sottolineare.

Nel decreto il GIP censura in maniera assai pesante il comportamento della società che addirittura avrebbe anche assunto un atteggiamento dilatorio, cercando pervicacemente di non sostituire le barriere ritenute insicure, nonostante i pareri tranchant dei periti della Procura, di diversi uffici ministeriali e del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici (che sul punto ha rilasciato ben due pareri, uno nel 2018 e uno nel 2019).

Autostrade ha infatti provato per anni ad omologare “a posteriori” gli ancoraggi irregolari, anche dopo il sequestro. Si legge nell’ordinanza “a fronte delle specifiche e pressanti indicazioni degli organismi ministeriali in ordine ai necessari ed indifferibili interventi di sostituzione dei sistemi di ritenuta in questione, si è limitata a presentare al gip due istanze di dissequestro temporaneo finalizzato ad effettuare prove di ‘pull-out’, sistema, tuttavia, di cui non ci è alcun cenno nel copioso carteggio intercorso tra Aspi e gli organi ministeriali, che sollecitano non la verifica strutturale e caso per caso delle barriere bordo-ponte, bensì la loro integrale sostituzione (in quanto inidonee a garantire la sicurezza della circolazione stradale)”. Tra l’altro risulta che i due crash test con esito negativo non furono trasmessi al Ministero e che anche i risultati dell’unico test positivo siano difficilmente estendibili agli ancoraggi già installati da anni. Questa sarebbe la leale collaborazione di ASPI con lo Stato?

Purtroppo dalla lettura dell’ordinanza si evince che i problemi riguardano una parte consistente della rete autostradale italiana e che tantissimi viadotti necessitano di interventi di sostituzione delle barriere, tanto che il Ministero ha predisposto un programma suddividendo i viadotti in tre ordini di priorità e il sequestro riguarda solo quelli più urgenti. Questo è quanto ci lascia in eredità una gestione sconsiderata di infrastrutture che furono costruite con il duro lavoro degli italiani e grazie alle loro tasse. Ripeto, è ora di dire basta.

Patrizia Terzoni, deputata del MoVimento 5 Stelle,

Vicepresidente commissione Ambiente Territorio e Lavori Pubblici.