L’AQUILA – “L’Abruzzo è tra le regioni in cui il tasso di abbandono degli studi del secondo ciclo di istruzione, ovvero quello delle scuole superiori, è tra i più bassi d’Italia”. Lo dichiara il sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, nel citare lo studio della Cgia di Mestre sulla dispersione scolastica.

Nel quadro poco rassicurante sulla dispersione nazionale dipinto dalla Cgia di Mestre, autorevole associazione in rappresentativa di artigiani e piccole imprese, siamo in fondo alla classifica, dietro solo all’Umbria ma davanti a realtà importanti del Paese come Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia – spiega in una nota il sindaco -. Un dato sostanzialmente in linea con quello certificato un anno fa dall’Istat in base al quale la media dei giovani abruzzesi tra i 18 e i 24 anni che hanno scelto di fermarsi alla scuola secondaria di primo grado e non inseriti in un percorso di istruzione o formazione, era inferiore addirittura rispetto alla media europea“.
Quindi – continua Biondi -, mentre in Italia sempre più ragazzi lasciano i banchi di scuola e affrontano il mondo del lavoro con la sola licenza media, i nostri figli, con il decisivo supporto delle famiglie, scelgono di portare a termine gli studi e conseguire almeno il diploma superiore. Non solo. I giovani abruzzesi, secondo le cifre del Sole24Ore, sono tra quelli che più di altri – meglio fanno solo i molisani – scelgono di proseguire il percorso formativo in un ateneo. Lo studio e il lavoro sono ancora valori importanti in Abruzzo. Alle istituzioni spetta il compito di creare le condizioni affinché i due mondi dialoghino con facilità, agevolare le connessioni con le eccellenze universitarie e dell’alta formazione presenti nei nostri territori, incentivando l’incontro con ragazze e ragazzi curiosi e consapevoli“. Il primo cittadino sottolinea che “le aree interne si attestano, ancora una volta, come luoghi fecondi, ispiratori rispetto alla crescita intellettuale, dove la qualità della vita è confermata anche dai numeri e dalla qualità formativa. Renderle attrattive per investimenti sulle risorse umane è determinante per il loro futuro: lo sviluppo economico segue le intelligenze ancor prima che le tecnologie, di cui sono una conseguenza e non il motore propulsivo” – ANSA –