TERAMO – Riceviamo e pubblichiamo una nota della Camera di Commercio di Teramo, a firma del presidente Gloriano Lanciotti:

In data 30 dicembre 2019 la Camera di Commercio di L’Aquila ha notificato alla Regione Abruzzo, un atto con il quale si diffida il Presidente della Regione: “a dar corso, con effetto immediato, ponendo fine al grave ed ingiustificato ritardo finora accumulato, alle iniziative di sua competenza, stabilite dall’art. 9 del DM 156/2011” . Con il citato documento si fa, altresì, espressa riserva “di attivare ogni ulteriore iniziativa anche in sede giurisdizionale anche nei confronti della Camera di Commercio di Teramo, a tutela dei propri diritti, anche di natura risarcitoria”. Come è noto, la Corte Costituzionale in data 8 aprile 2020 si pronuncerà sulla legittimità della normativa di riforma del sistema camerale, a seguito di numerosi ricorsi proposti dalle Camere di Commercio, sui quali il TAR Lazio ha ritenuto di sospendere i relativi giudizi e di trasmettere gli atti alla Consulta. A tal proposito alcune Regioni hanno interrotto le procedure di accorpamento, e tra queste, per ultimo, la regione Campania che in data 31 dicembre us ha sospeso la procedura di accorpamento volontario tra le Camere di Commercio di Avellino e Benevento in attesa della citata pronuncia della Corte Costituzionale. La Camera di Commercio di Teramo, a tutela delle proprie prerogative ed auspicando che la Regione Abruzzo tenga conto dell’imminente pronunciamento della Corte Costituzionale prima di emanare atti di propria competenza, ha ritenuto di inoltrare una nota al Presidente della Regione, Dott. Marco Marsilio, ed all’Assessore alle Attività Produttive, Dott. Mauro Febbo, con la quale si chiede di non procedere alla adozione di qualsiasi provvedimento tendente alla definizione del percorso di fusione, sino all’udienza dell’ 8 aprile pv. . Ciò al fine di scongiurare che l’eventuale accoglimento dei ricorsi, con conseguente dichiarazione di incostituzionalità della riforma, si riverberi sia sulla validità della procedura di costituzione del nuovo ente che sulla definizione della composizione dei nuovi organi camerali. Alla luce della probabile sentenza di accoglimento dei ricorsi, che prefigurerebbe uno scenario normativa nuovo relativamente alla riforma del sistema camerale italiano, si ritiene opportuno che anche la Camera di Commercio di L’Aquila, così come già fatto dall’ente camerale teramano, rivisiti le decisioni in precedenza assunte che le consentirebbero di mantenere la propria autonomia, non essendo al momento chiare le ragioni che sottendono alla presa di posizione dell’Ente aquilano, fortemente determinato a concludere il percorso di fusione con quello teramano, rinunciando implicitamente al proprio ruolo di supporto e di assistenza puntuale al territorio ed alle imprese locali. Sembra utile ricordare che le volontà espresse dai due Consigli camerali di avviare un percorso di fusione nel novembre del 2016, erano conseguenti alla imminente entrata in vigore della legge di riforma che avrebbe potuto pregiudicare la presenza degli uffici camerali su entrambi territori. Per concludere, desta stupore il tono ed il contenuto della diffida, che appaiono censurabili in punto di diritto e, soprattutto, poco consoni alla salvaguardia dell’armonia dei rapporti istituzionali tra i due enti.
IL PRESIDENTE – Gloriano Lanciotti –