TERAMO – La cattedrale gremita, la città ai suoi piedi. A quelli del missionario prete, ancora più che prete missionario.

Il Burundi, la sua vita: l’ha svezzata, amata, fatta crescere, in 50 anni. Ne celava i difetti; ne enfatizzava i pregi. Era lì che doveva lasciare la vita terrena, a 76 anni, Don Enzo Chiarini.

Non si è mai sentito solo in quella vera, missione umanitaria, quasi unica: il Vescovo che lui adorava, Abele Conigli, lì lo indirizzò e lui lì è restato. Fino alla fine. “Sono a casa, da quelle parti“, mi disse nell’ultima occasione che ho avuto di parlargli: “Piuttosto conosci chi può darci una mano per completare la nostra scuola?“. Manco a dirlo era tornato, fugacemente, a Teramo, per reperire soldi da destinare al “suo” popolo nero, alla Onlus Da.pa.du che aveva fondato pensando agli altri, ai poveri, agli indifesi, a coloro che oggi lo hanno pianto ancor più dei suoi conterranei di Isola del Gran Sasso e di Teramo.

Amava il Burundi, ed era amato e rispettato da quel popolo: se avesse potuto ne avrebbe ribaltato le condizioni di vita, pur sapendo che non sarebbe stato sufficiente vivere 76 anni.

Stavolta, però, e ne sono certo, la Città di Teramo non lo dimenticherà e saprà mettere in atto azioni tali da raccontarne le gesta ai posteri: Don Enzo lo merita.

Ciao, compagno di innumerevoli e sempre fugaci incontri.

Walter