TERAMO – Il Decreto Legge “sisma” approvato ieri dal Senato non risponde alle attese dei territori e non dà risposte reali per avviare davvero concretamente il processo della ricostruzione. Sebbene il metodo applicato sia apprezzabile, perché per la prima volta in fase di stesura si è dato vita ad un lavoro di interlocuzione con le istituzioni locali e i territori, il risultato è deludente.
Restano infatti tutte in piedi le forti criticità lamentate dai Sindaci e dai Presidenti delle Regioni ed è pertanto necessario che il Governo intervenga ulteriormente per fornire quelle risposte che attendiamo da troppo tempo. Tutto muove dal fatto che si continua ad immaginare la nostra situazione come se fosse ordinaria: essa invece è straordinaria e pertanto occorrono misure straordinarie.
Le indicazioni concrete avanzate per mesi e mesi dai rappresentati del territorio sono eluse. Il personale: rimangono le 200 unità da distribuire fra USR e i 139 Comuni, una situazione che di fatto non consente di rendere operativa la norma che consente ai Comuni di entrare in gioco nella ricostruzione leggera; tra l’altro tali unità non sono state nemmeno trasferite perché mancano le Ordinanze commissariali; quel poco che è stato dato, non è stata neppure attuato dal Commissario, e questo ha fatto perdere più di sei mesi all’intero processo. C’è poi la questione della la semplificazione dell’azione sulla ricostruzione pubblica, scolastica e dell’edilizia popolare. E quindi norme per agevolazioni puntuali (economiche, fiscali, finanziarie) a favore delle attività produttive: sia per le attuali, sia per le nuove. Tutto disatteso.
Chiediamo a questo punto al Governo, di considerare già nella Finanziaria e nel Milleproroghe in fase di elaborazione, l’ipotesi di inserire nuove norme in deroga alla disciplina vigente, di riconoscere finalmente l’eccezionalità della situazione dei nostri territori e soprattutto di definire le questioni non risolte. Si comprenda che non è possibile dar vita ad un processo di ricostruzione a costo zero: sono necessarie risorse aggiuntive a quelle ordinariamente previste.
Insomma, occorre coraggio; quel coraggio che è mancato anche in questo caso e che traduca le esigenze di comunità in atti concreti e interventi davvero risolutivi; non per modulare le norme ad una sorta di rassegnazione ma per riconsegnare alle nostre popolazioni quella speranza che purtroppo viene sempre più mortificata.
Gianguido D’Alberto