Mario Adinolfi, co-fondatore con Simone Di Stefano di Alternativa per l’Italia e capolista al Senato nel Lazio e in Abruzzo, sottolinea la conclusione del lavoro della Corte di Cassazione con la vidimatura di tutte le liste: “Eccoci arrivati alla fine del percorso. Ricordate i titoli dei giornali sui 101 simboli presentati il 12 agosto al Viminale, con le paginate di folklore in cui si tentava di inserire anche il logo di Alternativa per l’Italia? Ecco, 85 di quei simboli piuttosto vacui sono caduti e ora il 25 settembre gli italiani sulle schede elettorali potranno scegliere solo tra i 16 simboli residui, quelli che hanno dimostrato consistenza. Tra questi, 15 provano a rieleggere persone già presenti in questo Parlamento, solamente 1 lista è composta integralmente da non parlamentari, da persone non compromesse con la terribile legislatura che va concludendosi, la legislatura dei patti traditi, dei voltagabbana, dei cambiacasacche, del disastroso esito per famiglie e imprese. E quella lista è Alternativa per l’Italia. Che forse anche solo per questo meriterebbe di uscire dal silenziamento mediatico in cui è gettata, nonostante per la par condicio dovrebbe avere identico spazio rispetto ai vari Bonino, Letta, Meloni e Calenda. Ora che le presenze delle liste sono certe chiediamo all’Agcom del prof. Lasorella l’immediato riequilibrio degli spazi informativi, per noi fermi sulla Rai e su La7 a zero secondi”.