PESCARA – “Impatto duro, ma me l’aspettavo. L’esperienza è oggettivamente faticosa, mentalmente e moralmente: con le tue decisioni entri nella vita delle persone. Le tue scelte entrano con atti precisi in quelle che sono le reali condizioni di vita delle persone, terremoto, ospedali, viabilità…”.

Marco Marsilio è stato eletto lo scorso 10 febbraio alla guida delle Regione Abruzzo con un robusto 48% dei voti, e da quel giorno sono passati 324 giorni. Giorni nei quali, per sua stessa ammissione, lui che fino a qualche mese prima era più un politico nazionale e romano che un amministratore abruzzese, ti devi confrontare con le “tue idee iniziali”, e con le quali questa esperienza amministrativa “non può essere confrontata”. Perché “le istituzioni oggi hanno una tale penuria di risorse che non ti permettono grandi operazioni strategiche: qui il 95% è ordinaria amministrazione e ‘non ci sono soldi’ per le grandi idee”.

E’ passato quindi quasi un anno dalla candidatura e dall’elezione di questo quasi 52enne figlio di abruzzesi trapiantati a Roma, che per decenni dal Msi al Fratelli d’Italia ha avuto come orizzonte politico un reale totalmente differente da quello che si vede dalla presidenza di una regione “ed è una esperienza che rischia di essere mortificante e frustrante, perché c’è una gran voglia di fare in un Paese così. Eppure non si riescono a fare progetti concreti…e poi ti confronti con le generazioni precedenti, quelle che invidio. Allora c’erano regole e opere, io invidio coloro che si sono confrontati con la realizzazione delle autostrade, i metanodotti, le ferrovie – prosegue il presidente della Regione – Qui, invece, nello stesso tempo in cui loro facevano ferrovie, noi facciamo una variante o uno svincolo. Certo, la verità è che nel passato quelle generazioni hanno speso troppe risorse, e oggi paghiamo quei debiti e per generazioni. Non essendo però io un manicheo posso dire che di quei tempi c’era il buono e il cattivo accoppiato”.

Il bilancio dei primi 324 giorni da presidente è ben chiaro nella sua mente. “Il limite dell’Abruzzo è quello di non imporsi mai – dice Marsilio – Alla sua conflittualità ero… preparato, e combatto affinché tutto questo venga superato: a volte ci sono riuscito a volte fatto da garante. Il più grosso difetto che ho incontrato? Il limite della reciproca diffidenza tra persone e luoghi, senza progetti strategici, frutto di una conflittualità secolare, generazionale”. “Se devo dire quale sia stato fin qui il risultato migliore che ho ottenuto credo di poter affermare che sia la parte relativa alla ricostruzione – chiarisce Marsilio – C’è stato un confronto a volte durissimo col Commissario Farabollini, ma siamo riusciti a portare a casa altre 55 unità per la ricostruzione del terremoto… Certo, avevamo chiesto 200 unità, e ci dicevano ‘non vi diamo nulla’. Non voglio dire sia un regalo di Natale, ma almeno qualche pratica ora la finiremo”. (ANSA).