Una parola accorata ai parenti delle vittime del terremoto del 2009: “Pur nel dolore e nello smarrimento, avete fissato lo sguardo in Cristo, crocifisso e risorto, che con il suo amore ha riscattato dal non-senso il dolore e la morte”. Una di incoraggiamento a tutti gli aquilani: “Voi, gente aquilana, avete dimostrato un carattere resiliente. Vi ha consentito di reggere l’urto del sisma e di avviare subito il lavoro coraggioso e paziente di ricostruzione”. E’ palpabile la speranza che, attraverso il suo magistero e gli interventi pastorali che promuove, la grazia della Perdonanza diventi fermento di riconciliazione e di unità in tutto il mondo. Si avverte la necessità di una collaborazione organica, in sinergia, delle istituzioni e degli organismi associativi: una concordia laboriosa, un impegno lungimirante. E’ fondamentale attivare – così il pontefice – e rafforzare la collaborazione organica, in sinergia, delle istituzioni e degli organismi associativi: una concordia laboriosa, un impegno lungimirante perché stiamo lavorando per i figli, per i nipoti, per il futuro” “Serve l’impegno di ciascuno e di tutti”. Infine con una aggiunta a braccio, sempre ai parenti delle vittime, dice che capisce che le parole non bastano, ci vuole la vicinanza, essere una comunità, perché il dolore rimane. “La rinascita personale e collettiva è dono della Grazia ed è anche frutto dell’impegno di ciascuno e di tutti. È fondamentale attivare e rafforzare la collaborazione organica, in sinergia, delle istituzioni e degli organismi associativi: una concordia laboriosa, un impegno lungimirante perché stiamo lavorando per i figli, per i nipoti, per il futuro”. Serve l’impegno di “tutti, tutti insieme “, ha detto il Pontefice alla folla radunata per ascoltare le sue parole. “Jemo ‘nnanzi”, saluta in fine in dialetto aquilano. Cioè “Andiamo avanti”. “A tutti rinnovo il mio saluto e benedico di cuore voi, le vostre famiglie e l’intera cittadinanza. Jemo ‘nnanzi
Poi l’omelia della Messa davanti alla basilica di Collemaggio dove ha detto che : “La pace si costruisce attraverso il perdono“. “Sia un tempio del perdono, non solo una volta all’anno, ma sempre, tutti i giorni. È così infatti – ha aggiunto il Pontefice – che si costruisce la pace: attraverso il perdono ricevuto e donato“. Il Papa ha chiesto di abbracciare la “rivoluzione” del Vangelo e la libertà che ne deriva per far tacere le guerre nel mondo. “Troppe volte si pensa di valere – ha sottolineato Francesco nell’omelia – in base al posto che si occupa in questo mondo. L’uomo non è il posto che detiene, ma è la libertà di cui è capace e che manifesta pienamente quando occupa l’ultimo posto, o quando gli è riservato un posto sulla Croce”.
È palpabile l’emozione di fedeli e pellegrini radunati intorno alla basilica di Collemaggio, dove, dopo una grigia mattinata, si è fatto spazio il sole. Francesco, il primo Papa ad aprire la Porta Santa, viene rivestito con il piviale, percuote i battenti dell’antico varco per tre volte con un ramo d’ulivo che gli porge il primo cittadino di L’ Aquila e si schiude ai fedeli l’orizzonte della misericordia. Nei volti la gioia per lo storico evento. Ad affollare il prato di Collemaggio ci sono settemila persone. L’indulgenza che Celestino V ha concesso nel 1294 a quanti, con il cuore contrito, si sarebbero recati ogni anno dai vespri del 28 agosto a quelli del giorno dopo, si rinnova, ancora una volta.