Molto è stato scritto sulle conseguenze economiche e sociali di quel combinato disposto di allargamento dei mercati internazionali, incremento del commercio mondiale e aumento del prodotto interno lordo del pianeta noto ormai come globalizzazione. In estrema sintesi possiamo dire che mai nel mondo è stata prodotta tanta ricchezza e mai è stata prodotta tanta disuguaglianza come negli ultimi due decenni.
Poco si è scritto, invece, sugli effetti che il processo della globalizzazione ha avuto sull’ambiente, locale e globale. Poco si è scritto, perché poco si è studiato. E molto si è taciuto sui dati. Ma una cosa è chiara a tutti: un diverso approccio all’ambiente, tanto nella prospettiva globale dell’economia tanto in quella particolare delle scelte quotidiane di cittadini, non è più rinviabile. Quelli che spesso vengono descritti come comportamenti alternativi, oggi sono in realtà senza alternativa. Se si ha a cuore la salvaguardia del Creato come del proprio territorio. Come ci ricorda sempre più spesso Papa Francesco “Il creato non è in vendita” . E’ sempre più necessaria, soprattutto in agricoltura, una conversione all’economia circolare che invece di generare rifiuti promuova il riciclo degli elementi biologici. E’ sempre più necessaria una proposta “green” che molte aziende, anche in Italia già stanno assumendo per poter rimanere competitive a livello nazionale e internazionale. E’ un modello alternativo a quello fallito della “decrescita” che implica un modo nuovo di produrre e di assemblare i propri prodotti, in grado di tenere insieme competitività, rispetto dell’ambiente e produttività.
I paesi sviluppati, pur comprendendo un quarto della popolazione, consumano l’80% dei beni del mondo, utilizzandone più di quanto l’ambiente possa produrre. Lo sviluppo sostenibile è un importante indicatore per una possibile strategia ambientale; esso tiene conto della contabilità ambientale, ma anche dei paesi in via di sviluppo e delle necessità delle generazioni future. L’inquinamento da traffico, le piogge acide, la deforestazione, la tutela delle acque, le sostanze inquinanti, la contaminazione nucleare, il buco nell’ozono e l’effetto serra. E’ vero che oggi i mercati non sono più parte dell’economia, cioè del governo della casa comune. Producono ricchezza fine a se stessa, che arricchisce enormemente i pochi e impoverisce i molti. Siamo dominati da una ‘greed economy’ (economia dell’avidità) mentre dovremmo indirizzarci verso una ‘green economy’”. Ma è anche vero che ognuno di noi ha la possibilità di “votare con il proprio portafoglio” attraverso i nostri acquisti quotidiani e reclamando trasparenza. Il cambiamento di paradigma non riguarda solo la dimensione economica e finanziaria ma anche quella ambientale, per di più legata a un contesto agricolo che non poteva mai immaginare i livelli di industrializzazione e sfruttamento del mondo moderno.
Sono questi i temi del convegno organizzato dal Comune di Tortoreto Mercoledi 1 settembre alle ore 17,30, a piazza campo della fiera, per festeggiare il riconoscimento della “Bandiera delle Spighe Verdi”
Al convegno di altissimo livello su “Agricoltura, Identità, Globalizzazione” organizzato in collaborazione con l’associazione dei ristoratori abruzzesi “Aria Food” e il Gal Terreverdi Teramane interverranno il Sindaco Domenico Piccioni, dell’assessore regionale all’agricoltura Emanuele Imprudente e del presidente di “Aria Food” Valerio Di Mattia” , interverranno il filosofo Diego Fusaro, il costituzionalista Enzo Di Salvatore, la giornalista Monica Di Sisto, il critico gastronomico Luigi Cremona, il presidente del Gal Terreverdi Teramane Pasquale Cantoro, note personalità della cultura nazionale che proporranno al pubblico il proprio punto di vista affrontando il tema suddetto da diverse prospettive.