Riceviamo e pubblichiamo
PESCARA – Vorrei esprimere la mia più profonda gratitudine verso gli operatori sanitari del reparto di oculistica dell’ospedale di Pescara per aver magistralmente gestito le conseguenze di un incidente che mi è capitato poco più di tre mesi fa e che avrebbe potuto cambiare radicalmente la mia vita.
Sono nato con un glaucoma congenito bilaterale malformativo, per questo fin da bambino ho subito circa trenta interventi chirurgici ad entrambi gli occhi, effettuati all’ospedale Bambin Gesù di Roma. Ora, a trentatrè anni, riesco a percepire ombre e luci con l’occhio destro.
Può non sembrare, ma è qualcosa che vale davvero molto.
Il 10 Aprile scorso ero, insieme alla mia famiglia, nella nostra seconda casa a Montesilvano e nonostante io viva da solo e sia abituato a gestire le attività di casa, forse per gli spazi che non erano quelli consueti, è capitato qualcosa che poteva essere irreparabile. Chinandomi a raccogliere una paletta per pulire il terrazzo dai peli del mio cane guida mi sono conficcato con forza il manico di legno nell’occhio destro.
Siamo corsi al pronto soccorso dell’Ospedale di Pescara, e già dalle prime visite la situazione sembrava essere critica. Alla fine sulla cartella clinica veniva scritto: “scoppio del bulbo oculare post traumatico”.
Sono entrato al pronto soccorso alle 17.30 circa e già alle 19.00 venivo preparato per entrare in sala operatoria, nonostante fosse un sabato pomeriggio, con il reparto di oculistica normalmente chiuso.
Ricordo nitidamente il momento appena prima dell’intervento: il medico mi leggeva il consenso informato in cui davo il mio assenso all’asportazione dell’occhio destro, in effetti la situazione sembrava irreversibile. Ricordo bene la sensazione e la consapevolezza che quelli sarebbero stati gli ultimi momenti in cui avrei visto ombre e luci.
In realtà, mi sbagliavo: i quattro oculisti accorsi in sala quella sera, nonostante il forte trauma, nonostante la mia patologia cronica, sono riusciti a salvare l’occhio.
Qualsiasi parola, frase o lettera non sarà mai in grado di esprimere la mia profonda riconoscenza e gratitudine nei confronti di tutti quegli operatori sanitari che mi hanno aiutato, partendo dal primo infermiere che mi ha accolto in pronto soccorso, passando per chi era presente in sala operatoria: le anestesiste, i quattro chirurghi oculisti, le infermiere e gli infermieri del reparto, gli oss, arrivando fino al medico che per ultimo ha firmato le mie dimissioni.
Ho trovato una squadra professionale, competente, empatica, gentile e premurosa, una squadra che è riuscita a preservare, anche grazie alla loro corsa solidale, il mio residuo visivo.
Con profonda gratitudine. Matteo.