Preg.mo Commissario, come Le è noto lo scrivente è stato ben lieto della Sua nomina a Commissario Straordinario con la speranza che il mondo delle Professioni Tecniche avesse potuto avere voce in
capitolo nelle problematiche e sulle conseguenti risoluzioni che il più grande cantiere d’Europa ha manifestato sino ad oggi.
Con questo intento abbiamo fornito il nostro contributo sia attraverso la Rete delle Professioni Tecniche che direttamente attraverso la designazione dei nostri rappresentanti in seno ai vari organismi di supporto della sua struttura commissariale.
Dobbiamo però rilevare che permangono molte delle problematiche da noi sempre segnalate in merito alle quali si fatica a trovare le relative soluzioni.
Innanzitutto nonostante sia stato da noi designato l’Arch.Paolo Moressoni dell’Ordine di Perugia, d’intesa con gli Ordini degli Architetti P.P.C.del Cratere, al cosiddetto Tavolo Tecnico Sisma fortemente sollecitato affinché fossero direttamente i referenti dei territori i primi interlocutori della struttura commissariale, non abbiamo però ricevuto nessun riscontro formale in merito alla istituzione del suddetto tavolo e conseguentemente non ci sono note le regole con cui lo stesso è chiamato ad operare.
Così come da molto tempo non abbiamo più avuto alcuna notizia sulle sorti dell’Osservatorio con i rappresentanti dei Consigli Nazionali.
Lungi da noi voler imporre qualsivoglia limitazione o condizionamento tuttavia rappresentando una Istituzione è necessario applicare regole formali e di reciproco rispetto.
Riceviamo costantemente notizie relative alle attività poste in essere e degli argomenti in discussione, coordiniamo la raccolta dei contributi da parte dei vari Ordini del Cratere, ma altrettanto necessitiamo di massima trasparenza, di conseguenza Le chiediamo la formale costituzione del Tavolo con relativo atto, che le convocazioni siano fatte con ragionevole preavviso, ne sia data contestuale notizia ai Consigli Nazionali referenti e siano redatti e
trasmessi i verbali ufficiali degli incontri.
Ci è inoltre necessario richiamare la Sua attenzione a quelle, che a nostro avviso, siano le priorità di discussione del Tavolo e conseguentemente del Suo intervento regolatorio.
Non vogliamo qui riepilogare il quadro in cui stanno operando tutti i professionisti del Cratere, poiché nessuno meglio di Lei ha conosce la situazione, però allo stato attuale dobbiamo segnalare una grande difficoltà economica.
Infatti dopo due anni e mezzo di lavoro non ci risultano ripagati gli sforzi e le pratiche stentano a decollare.
Purtroppo se la situazione rimane questa, ovvero non si trova il modo di pagare il lavoro sin qui svolto, come già evidenziato dal negativo trend di crescita della presentazione delle pratiche, presto non avrà più professionisti disposti a lavorare per la ricostruzione.
Come avrà notato dai dati ufficiali oltre il 97% degli operatori risiede abitualmente nelle regioni colpite.
Inutile dire che allo stremo sono anche i laboratori che si occupano delle prove sui materiali e coloro che eseguono i sondaggi geognostici.
Tale situazione è ulteriormente più grave per le pratiche relative ai danni lievi in quanto per l’esiguità degli importi e le lungaggini note non risultano affatto remunerative. Per questo motivo Le chiediamo l’immediato sblocco del pagamento dell’acconto del 50% delle spese tecniche previsto dal Decreto “Genova”, in subordine il tassativo rispetto dei tempi di decretazione delle pratiche e conseguente emissione del SAL zero.
Su questo argomento ci risulta che ne avete discusso però ad oggi non si è trovata una soluzione ad una norma che è ormai vigente da mesi e che costituirebbe, seppur in minima parte, un sollievo per gli operatori.
Ci ricorre inoltre portare alla sua attenzione che l’accordo di cui all’Ordinanza 12 relativo alla regolazione dell’operato del mondo delle professioni e la relativa remunerazione è scaduto lo scorso dicembre, di conseguenza è necessario procedere ad una sua celere
revisione.
A tale proposito vista la complessità delle pratiche, che va ben oltre quella di un’opera pubblica, è doveroso ridefinire un equo compenso prendendo a riferimento il cosiddetto Decreto Parametri.
In ragione delle difficoltà è della lentezza delle istruttorie è necessario e prioritario intervenire in una sostanziale semplificazione di tutto il procedimento e su questo siamo
pronti ad assumerci tutte le nostre responsabilità.
Ci è doveroso segnalare inoltre un aspetto tecnico che investe la sicurezza degli edifici, e di riflesso per i cittadini, per il quale si richiede di apportare immediate e significative modifiche al quadro normativo.
Rilevato che la priorità d’intervento sia rivolta verso gli edifici con esito AeDES“B”, come le sarà noto, su questi si può procedere con la sola riparazione e riduzione della vulnerabilità; sono esclusi interventi di miglioramento o adeguamento sismico, anche nei limiti del contributo massimo concedibile, che in molti casi di edifici costruiti prima dell’entrata in vigore delle norme sismiche, sono assolutamente necessari.
E’ invece, paradossalmente, consentito effettuare interventi di efficientamento energetico che consistono nel realizzare il così detto “cappotto”, la sostituzione degli infissi, la coibentazione della copertura, ecc., ovvero interventi già finanziabili con altri
provvedimenti e che nulla hanno a che vedere con la riparazione degli edifici danneggiati dal sisma.
Riteniamo che questo quadro sia fortemente in contrasto con l’obiettivo di mettere in sicurezza gli edifici, di conseguenza è necessario fare in modo che gli interventi possano spingersi almeno al miglioramento sismico in conformità a quanto previsto dalle Norme Tecniche sulle Costruzioni vigenti, e ove possibile fino all’adeguamento sismico.
È evidente che il principio prioritario debba essere il raggiungimento di una soglia di sicurezza più elevata.
Questa norma faciliterebbe anche l’applicazione del “sisma bonus” come previsto dall’Ordinanza n. 59, individuando il costo su cui applicare il beneficio fiscale, corrispondentemente all’eccedenza dei costi dell’intervento rispetto al contributo concedibile.
La invitiamo inoltre a riflettere anche sull’ormai annoso problema delle schede AEDES tutt’ora mancanti in tutte le regioni colpite e con numeri di svariate migliaia.
E’ doveroso anche segnalare come molti professionisti tutt’ora attendono il pagamento di quelle con esito “A” agibile e di quelle relative ad edifici non ammissibile a contributo ma comunque redatte.
Nell’occasione ribadiamo anche la richiesta di conoscere il numero complessivo delle schede AeDES redatte per ciascun territorio, distinguendole per classe di esito, se redatte in fase di sopraluogo Protezione civile o da professionista incaricato. Analogamente si
richiede il quadro conoscitivo delle schede Fast, quante sono state reinviate a schede AeDES, quante non ritenute valide.
Non è dato sapere infatti se quelle mancanti siano di immobili non ammissibili a finanziamento o per altre ragioni, ma di certo i cittadini coinvolti riteniamo non debbano essere abbandonati.
Per questo motivo e per tutte le difficoltà accennate è doveroso richiedere, nelle more di rimettere in ordine il quadro complessivo per una celere ricostruzione, ragionare anche delle proroghe per la presentazione delle istanze.
Del tutto comprensibile ragionare delle spese che la collettività sostiene per il contributo diautonoma sistemazione, ma d’altro canto non si può far morire l’economia degli studiprofessionali e della filiera collegata che attualmente è l’unica che sta sostenendo con le proprie forze l’avvio della ricostruzione.
Potremmo ancora dilungarci su di una lunga serie di problematiche, abbiamo segnalato le principali, e indicato quelle che sono attualmente le nostre priorità.
La invitiamo pertanto a riconsiderare la sua agenda con i suggerimenti che Le abbiamo fornito.
Sperando in un positivo accoglimento, si inviano i più cordiali saluti.
Consiglio Nazionale degli Architetti