TERAMO – Il tempo passa velocemente per taluni, lentissimamente per altri: la Teramo calcistica del futuro viaggia sulla strada dell’incertezza da giorni, ripercorrendo una delle tante provinciali conosciute benissimo, proprio perché note. L’itinerario lo traccia il presidente della squadra di calcio della città, al quale di attenuanti ne riconosciamo, ma non soltanto…
Ricordiamoci, allora, che è vero:
- sia stato “tirato per la giacca” verso il calcio dagli eventi cittadini, non da uomo di “pallone”;
- abbia creduto di poter vincere subito (e non indotto – ndr) investendo tanto;
- si sia accorto in pochi mesi d’aver sbagliato;
- abbia riflettuto se andare avanti o no al termine della prima stagione, anche con il sopravvento del covid;
- abbia badato, successivamente, a rientrare quanto più possibile dagli esorbitanti costi del primo anno;
- non abbia investito ulteriori soldi per completare una rosa nata da un non-progetto ed alla quale sarebbe servito poco;
- si registri un disavanzo marcatissimo nel dare-avere complessivo e che la volontà di lasciare sia forte;
- esista ancora, però, “gente da pallone”, teramana o non, e che il Teramo Calcio resti ambito.
A questo punto è naturale ipotizzare futuri anche diversi, con la società che continua ad agire in un assordante, quanto arcinoto, silenzio. Giusto? Sì, ma fino ad un certo punto. Il club calcistico, infatti, rappresenta l’essere un’azienda anomala (non molto diversa dalla televisione – ndr), che ha una proprietà sempre transitoria, perché è di tutti!
Quest’ultimo concetto, forse il più ostico per un imprenditore che ha approcciato al calcio da poco, non è passato come avrebbe dovuto, ed è per questo che gli si chiederebbe di tranquillizzare la propria tifoseria, alla quale basterebbe sentirsi dire poche, ma positive parole.
Paradossalmente anche negative, crediamo, sperando di sbagliare.