Per i problemi del Gran Sasso il Governo vuole cavarsela con l’italianissimo “colpo di spugna“.
Tanta è, a parole, la preoccupazione dell’esecutivo e della Regione Abruzzo per i problemi della Salute dei cittadini e della qualità dell’acqua potabile che nella Cabina di Coordinamento prevista dall’emendamento governativo sono esclusi proprio gli enti che si occupano di acqua potabile e, cioè, quelli del comparto sanità, dal Ministero della Salute all’Istituto Superiore di Sanità fino ad arrivare alle ASL.
Guarda caso erano stati questi enti a dire come stavano le cose sollevando la questione della non conformità della presenza di 2.300 tonnellate di sostanze pericolose stoccate irregolarmente nei Laboratori. L’Istituto Superiore di Sanità nel 2013 e la ASL di Teramo plurime volte. Insomma, meglio tenere fuori i rompiscatole.
Nell’emendamento mancano totalmente riferimenti alla trasparenza e alla partecipazione dei cittadini, cioè coloro che hanno spiegato come stavano le cose e sollevato le tante criticità che gli enti volevano far rimanere sotto al tappeto. Insomma, anche qui, con tutta evidenza, dei rompiscatole.
Sui soldi poi, in un paese che spende miliardi per il TAV, non si riesce a trovare l’intera somma necessaria, 172 milioni di euro, ma solo i 2/3 nonostante la spesa sia spalmata su più anni.
Il punto nodale, anche per il futuro, è comunque quello delle deroghe all’Art.94 del Testo Unico dell’Ambiente, cioè proprio a quelle norme poste a tutela della salute dei cittadini e dell’ambiente. Articolo che prevede, con una norma di mero buon senso, che per le attività con materiali pericolosi, qualora preesistenti, sia previsto, ove possibile, l’allontanamento. In soldoni, mentre i due tunnel e le sale dei laboratori non si possono spostare e si devono mettere in sicurezza invece per alcune attività svolte nei laboratori deve essere previsto il divieto di stoccaggio di sostanze pericolose e l’allontanamento di quelle già presenti, visto che dei serbatoi possono essere ovviamente svuotati (o mai riempiti, per il futuro).
Cioè si agisce sulla prevenzione, visto che qui siamo in un contesto tra i più pericolosi dal punto di vista sismico e considerato che è una chimera poter pensare ad una impermeabilizzazione stagna in quelle condizioni. Una cosa è avere sostanze innocue se arriva un sisma, altra se ci sono sostanze che possono inquinare l’acquifero di 700.000 cittadini per decenni.
A questa regola attualmente vigente che mette al centro la prevenzione, il Governo risponde con un comma volutamente fuorviante e sibillino che introduce l’italianissima deroga lasciando la porta aperta a interpretazioni bizantine con cui si proverà a consentire di trasportare qualsiasi cosa nei laboratori.
Non è solo l’infrastruttura, cioè le sale dei laboratori, a dover essere messa in sicurezza, come prevede l’emendamento, ma deve rimanere il divieto di stoccaggio di sostanze pericolose o radioattive per i singoli esperimenti.
Infine nessun accenno al D.lgs.264/2006 sulla messa in sicurezza delle gallerie dal punto di vista trasportistico, con lavori che bisognava fare entro il 30/04/2019. Interventi che ovviamente “interagiscono” con la questione acqua e mobilità. In questo caso, problema non pervenuto.
Visto i tempi di confronto in Parlamento ci troviamo di fronte al solito blitz. Abbiamo comunque responsabilmente fornito in poche ore alcuni emendamenti che cercano di colmare le gravissime lacune e le criticità interpretative. Vedremo qual è la reale volontà, se quella di lavorare per i cittadini oppure quella di continuare a mettere la polvere sotto al tappeto. Auspichiamo che i parlamentari correggano un’impostazione inaccettabile giunta da parte di apparati che evidentemente vogliono auto-assolversi modificando la forma e non, è il caso di dirlo, la sostanza.