Allora: in pompa magna il Teramo Calcio presentò (era il 10 gennaio scorso) il neo A.D. della società, Nicola Di Matteo. Ci venne raccontato che, nell’imminente futuro, sarebbe diventato anche proprietario del 20% di quote societarie. Quel che ne seguì, è storia nota. In questa vicenda, non passarono in second’ordine un paio di comunicati stampa, disgiunti: il primo di Nicola Di Matteo, che spiegava il senso delle sue parole, interpretate male, ed il secondo della società Teramo Calcio, nel quale si minimizzavano i fatti, implementando, in realtà, i contenuti del comunicato stampa precedente. Insomma, fino a quel giorno, le parti erano sintonizzate sulla stessa lunghezza d’onda.
Piano piano, però, l’unità d’intenti viene meno, ma da parte di Luciano Campitelli: viene notato dai più, ad esempio, che al termine della gara persa con l’Imolese, il Di Matteo si ritrovò solo sugli spalti e, successivamente, non soltanto dai gradoni del “Gaetano Bonolis“. Avendo seguito molto da vicino l’evolversi dei fatti, le volontà operative dell’imprenditore campano, si scontravano sempre più con quelle del Presidente, che in un prima fase, come detto, giustificava e comprendeva le dichiarazioni “incriminate” e poi, in silenzio, ne cominciava a prendere le distanze.
A Roma, l’audizione dinanzi al Comitato Etico e le dichiarazioni riportate dal Presidente biancorosso, lo dissociano completamente dal Di Matteo. Si dirà “…e cos’altro avrebbe dovuto fare?“; senza entrare nel dettaglio (lo si potrebbe pure…) quella che sarebbe dovuta essere una “difesa imposta”, in realtà si trasforma in una PEC, al rientro a Teramo. Per Luciano Campitelli, il Nicola Di Matteo è già archiviato. E per quest’ultimo? Crediamo proprio di no: ci sono soldi in ballo, e questa situazione ha tutti gli ingredienti per aprire un gran bel contenzioso… Ovviamente da seguire.