L’AQUILA –

“Sul frontespizio delle 432 pagine di testo si legge “Documento di economia e finanza regionale”, ma già dalla lettura dell’introduzione dell’assessore al ramo, Mario Quaglieri, si capisce che l’importante contenuto che accompagna il bilancio della Regione è stato scritto con la speranza che nessuno lo leggesse, perché di prettamente regionale poco o nulla vi si trova, a parte i dati negativi per le forze di governo su settori strategici tipo demografia, industria, investimenti, saldo imprese agricole e commerciali. La fotografia è quella di un Abruzzo fermo e preso in giro, da una Regione che dice e non fa e attribuisce le colpe ad altri: ad esempio ancora al Covid, alla Sars, al conflitto Russo-Ucraino e pure a quello Israelo-Palestinese (è cronaca vera, guardare a pag. 2 del testo principale), forse aspettando che Trump riporti la pace nel mondo come promesso e, in tal caso, il DEFR prossimo venturo magari sarà migliore di questo. Scherzi a parte, nemmeno con tanta buona volontà e iper senso di responsabilità questo documento sarebbe stato votabile ed è per tante e tali ragioni che non possiamo esprimere un voto positivo a DEFR e Bilancio”, così il consigliere PD Antonio Di Marco, vicepresiudente della Commissione Ambiente

“Entrambi i contenuti, DEFR e aggiornamento, calzano a pennello per qualsiasi altra regione, isole comprese, perché adottano schemi generali e di circostanza, ma nei dati danno il meglio di sé – analizza Di Marco – . Dicono, ad esempio, che da quando la destra governa la Regione, l’Abruzzo ha perso 30.682 abitanti, un po’ di più dei passeggeri persi da Saga nonostante i milioni di euro buttati al vento da Marsilio sul turismo e i festival per attrarre da noi gente, sic, ma questa è un’altra storia. La cosa incredibile è che il salasso maggiore lo vive il capoluogo di regione, quello che esprime un sindaco Meloniano, anche presidente ANCI e riconferme plebiscitarie per questi e Marsilio e l’intera provincia de L’Aquila, quella che ieri ha eletto la Meloni e poi evidentemente se n’è andata, altrimenti non si spiegano i 12.929 cittadini che hanno cambiato residenza nel frattempo. Però, le presenze degli stranieri, mentre negli anni 2019-2022 erano diminuite di 3.623 unità, nel solo 2024 sono raddoppiate arrivando a oltre 6.000 unità in più, fenomeno legato forse alla disperata ricerca di personale di certi settori, ad esempio quello edile o tecnico, a cui la Regione non ha saputo sopperire e che hanno fatto da sé, occupando questa nuova manovalanza con contratti regolari e formazione, perché pronta a fare lavori rifiutati da altri.

Altro dato riguarda attività produttiva che cresce dello 0.3, un punto sotto di quella nazionale e che risente certo del – 3.9 per cento delle esportazioni, dovuto evidentemente al problema, ad oggi ancora tragicamente irrisolto, dell’automotive (pag. 23 dell’aggiornamento al DEFR). Queste cifre fanno comprendere che il Governo regionale non ha proprio acceso il motore propulsivo dell’Abruzzo, perché sono segnali forti che dicono chiaro-chiaro che la politica degli annunci non funziona e che l’Abruzzo non avrà altro che crisi senza gli investimenti in passato previsti, ma da Marsilio e Maganacca solo ripetutamente promessi; senza le azioni sull’innovazione, sui poli di formazione e senza almeno gli interventi sulle infrastrutture e servizi connessi all’attività industriale. Poi, costante e sempre più straziante, è la morte di aziende agricole, manifatturiere e commercio e l’uscita dal mercato occupazionale degli over 50, perché la Regione conta, ma non fa altro per i cosiddetti baby boomers, unità che opportunamente ri-formate, potrebbero continuare a stare nel mercato del lavoro. Veniamo al settore primario, l’agricoltura, dove le contraddizioni salgono su una giostra ridicola e paradossale: si parla di interventi per attenuare la crisi idrica, ma poi la Regione difende a spada tratta il progetto di RFI che buca il Morrone generando una sicura quanto catastrofica emergenza acqua nelle province di Chieti e Pescara; si parla di risorse da recuperare dai Consorzi di bonifica, non facendo i conti con la realtà debitoria degli stessi e l’impossibilità di raggiungere tale fine. Sul sociale va anche peggio, una nota su tutte, si è votato il garante dei detenuti, ma se in tutta Italia migliora il tasso di sovraffollamento delle carceri, in Abruzzo il livello è ancora critico, al di sopra della media nazionale e del Mezzogiorno (pag. 33 DEFR). L’apoteosi è a pag. 417, quando si parla positivamente della fusione dei Comuni di Pescara, Spoltore e Montesilvano: se ne saranno accorti Marsilio e gli altri che il loro alleato, il sindaco di Montesilvano ha chiesto il referendum per bloccare il processo? Oppure, chi se ne importa, tanto il DEFR non se lo legge nessuno?”