TERAMO – Il gruppo consiliare del PD di Teramo prende le distante dal Segretario provinciale Gabriele Minosse e conferma l’appoggio al Sindaco Gianguido D’Alberto sul necessario rinnovamento in seno alla Ruzzo Reti, con la richiesta di un avviso pubblico che porti alle nomine dei componenti del cda.
Deve avvenire in piena discontinuità per D’Alberto, con Minosse che ha tuonato contro lo stesso Primo cittadino. Il Segretario regionale del partito, Renzo Di Sabatino, invita a stemperare i toni. “Sul Cda del Ruzzo decideranno i Sindaci. Sono loro gli azionisti. E’ chiaro che la logica è di passare per un avviso pubblico“. E sulle dichiarazioni forti dello stesso Minosse contro D’Alberto è laconico: “Chi ha ruoli di potere dovrebbe portare avanti le ragioni della mediazione e non della rottura. Abbassiamo i toni e riportiamo la discussione nelle sedi opportune”.
Insomma Gabriele Minosse sarebbe accerchiato. Il Gruppo consiliare PD si sarebbe aspettato un atteggiamento diverso del segretario provinciale, piuttosto che un attacco frontale: la nota stampa è a firma di tutto il gruppo, compresi gli assessori comunali.
“Pur nel rispetto dei reciproci ruoli e dei differenti giudizi e valutazioni sulla vicenda – prosegue la nota – crediamo sia il caso, innanzitutto, di moderare l’uso dei termini in una polemica portata avanti con asprezza inaccettabile e che sia, invece, opportuno riconoscersi un reciproco rispetto pur nella differenza di vedute”.
La diversa valutazione delle cose, improntata dalla esplicitata esigenza di rinnovamento della governance del Ruzzo, ha portato il Sindaco D’Alberto – peraltro grato al Consiglio dimissionario per il lavoro ad oggi svolto – ad adottare il criterio della selezione pubblica per il rinnovo del CdA attuale (espresso, per inciso, dalla passata maggioranza di centrodestra), al fine di individuare una guida tecnica dell’Acquedotto rispetto ad un semplice atto di riconferma imbastito in termini piuttosto pasticciati e poco lineari (un Presidente di CdA che si dimette dalla carica per tornarne a fare parte dello stesso CdA in qualità di consigliere, pur avendo dichiarato all’atto delle dimissioni la volontà di non volervi restare). Tale strategia, al fine di corrispondere a una linea politica chiara e trasparente, è condivisa dal gruppo consiliare del PD teramano proprio in ragione di ciò. Non si tratta di “spaccare” o di “rimanere isolati”, ma di indicare una via alternativa rispetto alla scelta di riconferma dell’attuale CdA, peraltro appresa dagli organi di stampa e dagli stessi media – forse maliziosamente – etichettata come accordo Gatti-Ginoble.
“Si consideri che stiamo parlando della gestione di un bene pubblico preziosissimo, l’acqua, per la qual cosa il nuovo CdA dovrà confrontarsi con problematiche quali la messa in sicurezza delle falde oltre ai rapporti da dover intessere con gli organismi pubblici e privati. Si tratta di dover comprendere, ma qualcuno evidentemente stenta a realizzare, che la vittoria elettorale di Teramo ha costituito, nell’ultimo anno, il fatto politicamente più importante del centrosinistra, tanto da essere preso come modello, anche da primari esponenti nazionali del PD. Per questo ci si sarebbe aspettati un atteggiamento diverso da parte del segretario provinciale.
Desideriamo che sia ben chiaro che noi non abbiamo nemici, nemmeno quelli citati dal segretario Minosse nelle sue interviste; piuttosto, abbiamo degli avversari politici dai quali vogliamo distinguerci nel segno di quella discontinuità annunciata sin dalla campagna elettorale dal Sindaco D’Alberto e che rivendichiamo con convinzione. È proprio in casi come questo che è quanto mai necessario che la moglie di Cesare sia al di sopra di ogni sospetto, perché questo è quello che chiede il nostro elettorato e che vogliono i Cittadini nell’ottica di un profondo rinnovamento della politica“.