a)il punto di campionamento sarebbe all’esterno delle aree di loro competenza;
b)non userebbero l’esano;
c)i loro strumenti di rilevamento non avrebbero captato nulla;
Ora, visto che:
1)il punto di campionamento è definito nei referti 555 e 494, non da noi ma da ARTA stessa che li ha prodotti, “GS30 – Laboratorio INFN“;
2)il diclorometano non doveva essere usato nei laboratori sotterranei ma solo in quelli esterni eppure fu trovato nel 2016 nelle acque, con tanto di ammissione del direttore dei laboratori circa la responsabilità nel trasporto all’interno delle sale sotterranee e nella dispersione;
4)l’n-esano compare almeno nell’elenco delle sostanze usate dai laboratori inviato alla ASL il 10/01/2017. Pertanto almeno fino a quella data era usato nei laboratori sotterranei;
5)l’1,2,4 trimetilbenzene è presente proprio nei laboratori sotterranei con ben 1.292 (milleduecentonovantadue) tonnellate;
6)rispetto ai combustibili, è noto che dopo una contaminazione proveniente dalla loro combustione o dispersione nelle matrici ambientali si rinviene di solito un lungo elenco di sostanze, a partire, a mero titolo di esempio, dall’altro isomero del trimetilbenzene, l’1,3,5 trimetilbenzene.
In questo caso, invece, nel referto 555 compare esclusivamente l’1,2,4 trimetilbenzene. Nei referti 492 e 494, relativi all’11 febbraio, quattro giorni prima, compare invece esclusivamente l’altra sostanza, l’esano. Quindi nei tre campioni non ci sono mai sostanze associate ma sempre contaminazioni di singole molecole. Insomma, non c’è quel mix di sostanze tipico delle contaminazioni da combustibili.