Articolo di Carlo Di Marco
Domenica 28 ottobre a Colleatterrato Basso di Teramo, con mezzi semplici ma scrupolosamente verificati e controllati da un Comitato di Garanti neutro che abbiamo avuto l’onore di presiedere, si è svolta l’elezione diretta del Comitato di un Quartiere molto ampio e problematico, denominato “Teramo Est”. Esso comprende diverse zone come Colleatterrato alto e basso, Cartecchio, San Benedetto, Villa Pavone, Viale Europa e Casalena. Si sono recati a votare 234 cittadini del Quartiere che in percentuale sugli aventi diritto al voto rappresentano il 4,5%. Necessita, tuttavia, tener conto che 1/6 dei residenti nel Quartiere si è trasferito per via del terremoto, altrimenti il dato percentuale sarebbe allineato a quelli registrati nelle elezioni dirette dei Comitati di Quartiere e di Frazione come a Giulianova, Silvi e ultimamente a San Nicolò. Presidente è stata eletta una donna che ha riscosso quasi il 45% dei voti validamente espressi e un giovanissimo che è arrivato al 27%. Rispettivamente Anna Di Ottavio, e Michele Raiola che per via delle regole approvate in pubblica assemblea ricopre il ruolo di Vice-presidente. Gli altri componenti eletti sono Cordoni Giampiero (voti 26); Florà Ermando (voti 16); Ginaldi Matteo (voti 9); Scarpone Corrado (voti 7); Morelli Alessia (voti 5); Di Carlantonio Davide (voti 3); Ortenzi Attilio (voti 1). Una nota di interesse è che questo Comitato eletto è stato tenuto a battesimo, fra gli altri, in qualità di garanti esterni e supplenti, dai presidenti e ex presidenti dei Comitati di Quartiere eletti a suffragio universale presenti nella nostra Provincia ormai da almeno 5 anni: Antonio e Isa Fusaro (Annunziata Giulianova); Grazia Corini e Sabrina Angelini (Lido Giulianova); Rosa Vernice (Silvi sud); Nicola Aloisi e Barbara Castiglione (San Nicolo’). Altra considerazione, non certo meno importante delle precedenti, è che i due ultimi comitati eletti a suffragio universale nella città di Teramo sono, in ordine cronologico, San Nicolò e Teramo est. Due Quartieri che coprono una popolazione di oltre 20 mila abitanti. Circa la metà della popolazione cittadina.
Nel giro di pochi mesi e dopo un lavoro coinvolgente di rispettivi comitati promotori ora sciolti, in questi due quartieri della Città sono stati eletti organi che incarnano il modello della democrazia partecipativa riassumibile in qualche fondamentale carattere:
- Elezione diretta da parte di un elettorato attivo che comprende anche i giovanissimi dai 16 anni in su;
- Ruolo esecutivo e di promozione degli organismi eletti;
- Ruolo deliberante e propositivo nelle mani delle rispettive assemblee pubbliche;
- Equidistanza (non ostilità, sia chiaro) dai partiti politici e dalle loro logiche auto-referenziali da parte degli organismi eletti.
Vedremo gli sviluppi futuri, ma l’evento non è di poco conto. Si tratta del farsi strada di un modo nuovo di concepire l’idea della cittadinanza attiva in una parte molto considerevole della Città. Essa si realizza direttamente, attraverso il primato delle assemblee cittadine su promozione dei comitati, non più il contrario. Non più, in altri termini, attraverso la delega (vera o falsa) a favore di organismi “direttivi” di altrettante associazioni, bensì mediante un ruolo attivo e deliberativo dei cittadini stessi riuniti periodicamente in Assemblea e presenti in tavoli di lavoro tematici; auto-organizzati e indipendenti. A San Nicolò, ad esempio, si è istituzionalizzata per Statuto l’Assemblea pubblica del primo martedì di ogni mese. Uno Statuto proposto, distribuito e pubblicizzato dal Comitato eletto, ma discusso e approvato in una delle Assemblee del martedì.
Troppa democrazia, si è detto. No è la democrazia possibile. Quella scritta nella Costituzione, ignorata e dimenticata. Quella del pluralismo costituzionale del XX secolo che sembra superato dalla società dell’ignoranza e dell’apparenza a favore dell’autoritarismo palese o nascosto. A noi sembra possibile, invece, che la democrazia non sia mai troppa. E’ o non è. E possa raggiungersi proprio con i piccoli grandi passi che i cittadini compiono dalla base, organizzandosi spontaneamente per gli interessi collettivi, per la cura e la rigenerazione dei beni comuni nei piccoli ambienti dei quartieri urbani ed extraurbani. Non più attraverso le logiche delle raccomandazioni, delle “conoscenze” dei potenti e dei personalismi dell’ego di chi potente vorrebbe diventare.