TERAMO – Questa mattina, a Pescara, come Anci Abruzzo, abbiamo lanciato, insieme all’Ordine dei Giornalisti d’Abruzzo e al Sindacato dei Giornalisti Abruzzesi, gli Stati Generali dell’Informazione.
Questo nella consapevolezza che il tema dell’informazione, della libertà di stampa, del suo rapporto con la politica, le istituzioni e il territorio, è un tema centrale per la tenuta democratica di un Paese.
Un settore che da tempo vive una forte crisi, soprattutto in Abruzzo, crisi che si riverbera sul diritto-dovere dei cittadini ad essere informati. Il “casus belli” che ci ha portato a dare il via a questa iniziativa è stata la vertenza aperta negli ultimi mesi dal quotidiano Il Centro, che richiede la massima attenzione delle istituzioni regionali rispetto a quello che è stato definito da tutti come un’istituzione dell’informazione regionale. Negli ultimi giorni la nomina del neo/prossimo direttore Luca Telese (nella foto di Reteotto, dal 01 Ottobre p.v.  – ndr -) che ieri come Presidente Anci Abruzzo ho sentito telefonicamente, dovrà portare a un rilancio del quotidiano, di cui oggi abbiamo ospitato un importante intervento del Comitato di redazione. Ma la vertenza del Centro non è altro che la punta dell’iceberg di una crisi del settore che si trascina da anni nella totale inerzia della politica regionale.
Negli ultimi anni nella nostra Regione abbiamo assistito a chiusure improvvise di redazioni territoriali o addirittura di giornali, come accaduto ultimamente per i Due Punti, chiuso dopo soli pochi mesi, lasciando all’improvviso professionisti del settore senza alcuna tutela occupazionale ed economica.
Per questo è assolutamente necessario un intervento di sistema che dia risposte alle criticità esistenti, a partire da una legge regionale sull’editoria che metta al primo punto la tutela dell’occupazione e la libertà d’informazione. Una legge che sia strutturale, che tenga conto della trasformazione anche digitale, che preveda investimenti congrui alle esigenze e non soldi a pioggia, che si occupi dell’emorragia di presidi che si stanno perdendo – non solo le redazioni ma anche le edicole – che promuova il valore dell’informazione a partire dalla scuola. Una legge di sistema che definisca innanzitutto il perimetro di cosa è informazione e di come riuscire a garantisce oggi quella libertà di stampa sancita dall’articolo 21 della Costituzione. Quando è stata scritta la nostra Carta Costituzionale la società era molto diversa, non esistevano i mezzi di informazione contemporanei e la libertà di stampa, anche alla luce di quella che era stata la tragedia dei totalitarismi e della seconda guerra mondiale, poteva essere garantita solo attraverso una declinazione di “libertà negativa”, intesa dunque come libertà che si esplica in assenza di regole, imposizioni, limitazioni o divieti da parte dello Stato.
Oggi, di fronte ai continui e rapidi mutamenti della società, della tecnologia, con il moltiplicarsi dei mezzi di informazione – fenomeni che paradossalmente, molto spesso, non si traducono in un pluralismo delle fonti di informazione, almeno non di quelle attendibili – a quella “libertà negativa”, e dunque all’assenza di limitazioni e censure, deve accompagnarsi necessariamente un riordino della normativa che chiarisca e definisca cosa è informazione, che riconosca il valore costituzionale dell’informazione calando nella realtà l’applicazione reale dell’articolo 21, che riconosca e tuteli il lavoro di chi esercita la professione di giornalista.
E questo è un tema che, come ho già avuto modo di dire, ci riguarda tutti. E non potrebbe essere altrimenti. Perché il rapporto tra mondo dell’informazione, istituzioni, società civile, è fondamentale. Per la Politica, per le istituzioni, per la comunità, un’informazione sana, strutturata, realizzata da professionisti, rappresenta una garanzia di terzietà nel rapporto con i cittadini.
Le questioni sul tappeto sono tante e di diversa natura. C’è il tema della crisi e della relativa chiusura delle redazioni, dei giornali, delle televisioni, che fanno venir meno i presidi sul territorio. C’è il tema dell’informazione online, c’è quello della chiusura delle edicole, legato a doppio filo a quello dell’editoria: i dati ci dicono che in 4 anni sono sparite quasi 2.700 edicole in tutto il Paese.
C’è poi il tema dell’informazione istituzionale. Oggi la maggior parte dei Comuni di fatto non ha uffici stampa strutturati e quando li ha sono formati quasi sempre da una sola unità di personale. Negli anni gli enti locali, dobbiamo dirlo, non hanno investito sulla comunicazione istituzionale. E questo, prevalentemente, perché gli organici dei Comuni sono ridotti al lumicino e quando si può procedere a bandire concorsi si cerca innanzitutto di coprire le carenze di organico di altri settori. Ma è assolutamente necessario invertire la rotta.
Noi come Anci abbiamo sottoscritto, due anni fa, un protocollo di collaborazione con Sga-Fnsi sulla gestione della comunicazione pubblica e l’utilizzo degli uffici stampa, con il duplice obiettivo di promuovere specifiche iniziative, anche territoriali, di cui all’articolo 2 del protocollo siglato tra Fnsi e Anci a livello nazionale e rinnovato nel 2022, e di favorire anche forme di gestioni associate degli uffici stampa, con particolare riguardo per il tessuto dei piccoli Comuni, per sostenere lo sforzo di adeguamento normativo per le attività di comunicazione.
Questo perché il ruolo degli uffici stampa negli enti locali deve essere necessariamente un ruolo istituzionale, perché l’ufficio stampa è al servizio dell’ente e non di chi governa in un determinato momento. Ma la firma dei protocolli, se le istituzioni, a partire da quelle regionali per arrivare a quelle nazionali, non mettono a disposizioni adeguate risorse, rischia di restare una mera enunciazione di principio.
Per questo, abbiamo il dovere di lavorare tutti insieme per arrivare, anche in Abruzzo, a una legge sull’editoria che dia risposte concrete alla crisi che attanaglia il settore. L’importante non è tanto scrivere la legge ma come la si scrive, con quale approccio culturale: non l’informazione al servizio della politica ma le istituzioni al servizio di una libertà di informazione che garantisca la qualità democratica del sistema nei territori.
Gli Stati Generali dell’Informazione aperti oggi saranno permanenti e nei prossimi giorni, con Ordine e Sindacato, prepareremo un documento, sulla scorta di quanto emerso oggi nei vari interventi, con l’obiettivo di avviare un percorso che porti la Regione Abruzzo e le istituzioni nazionali a mettere in campo un intervento normativo di sistema che riconosca il ruolo dell’informazione e garantisca ai giornalisti di poter svolgere quel ruolo di garanzia che la stessa Costituzione gli riconosce. A settembre incalzeremo le istituzioni regionali, che oggi, attraverso la nota scritta del Presidente del Consiglio Lorenzo Sospiri e l’intervento in presenza del consigliere regionale Luciano D’Amico in rappresentanza del Patto per l’Abruzzo hanno dimostrato la volontà di raccogliere le istanze emerse. Ancora una volta Anci Abruzzo in rappresentanza delle nostre comunità, dei territori e dei Sindaci, svolge un ruolo centrale di riferimento per la crescita della vita democratica della nostra regione.