Gentile signora Di Cesare. Intanto la ringrazio per la risposte. Mi è facile dirle che ha ragione.
Anche io “credo si debba avere il coraggio di esporsi anche per dare voce a chi il coraggio non ce l’ha”. E infatti tra mille contraddizioni credo di farlo. Mettendoci la faccia ogni giorno. Io si. Da sempre. Più di chiunque. E non solo come giornalista, che sono, ma senza esserlo. Io non pubblico le notizie di altri. Io scrivo solo le mie, le cose che sento mie. Sempre firmando. Sempre mettendoci la faccia. Sempre prendendo le critiche (basti vedere l’articolo di Verna ieri) sui social. Io scrivo, dico la mia, poi ognuno può dire ciò che vuole. Mettendoci la faccia. E dando voce al mondo della solidarietà dal 1980 in Italia e all’Estero. Dando voce dal 1992 all’antimafia non solo in Abruzzo (domani a Palermo). Dando voce all’ambientalismo. Dando voce in varie sedi, e non solo voce, al mondo dello spettacolo che è in coma. E a tutti quelli che non hanno voce.
Però mi piace anche andare a guardare. Ci metto la faccia. Ma non sempre. Voglio capire. Poi scrivo. Bene. Male. Per 5, 10 o 10,000 persone non mi interessa neppure un po’. Non vivo di questo. Scrivo solo ciò che penso. Ho scritto male di Di Giosia quando lo pensavo, ho scritto male di Brucchi e ho scritto bene quando lo credevo giusto. Ho criticato la Asl se lo credevo giusto. Ma non per sport. E per questo, come ho scritto, io al centro vaccinale ci sono andato a vedere se era così pieno di gente cattiva, insensibile, scostumata. E poi, solo dopo, ho scrittoquello che ho visto. Non ho visto i mostri. Non ho visto gli insensibili. Ho chiesto. E essendo un po’ conosciuto le risposte le ho avute. Menzogne ? Di parte? Concordate? Non lo so. Io sono pronto ad un confronto tra lei e le persone che mi hanno raccontato la loro versione. Mettendoci la faccia
A parte che nella lettera pubblicata la sua autorizzazione a pubblicare il nome non c’è, le dico che , se io fossi stato il direttore – che non sono essendo solo un momentaneo collaboratore in attesa di tempi lavorativi migliori – io non l’avrei pubblicata senza. Perché prima di dire “male” a qualcuno voglio sapere. Prima di chiedere le dimissioni di un Sindaco (che sto per chiedere) voglio capire. Perché, l’ho scritto, mi viene l’orticaria quando uno approfitta dell’anonimato per fare i conti con qualcuno attraverso la stampa. Questi vigliacchi, quelli con il “papà protettore, grande e grosso e solitamente mascalzone, quei vermi celati sotto le gonne di qualcuno”… io li combatto non solo come giornalista , da quando ero giovane. Posso mai cambiare ora che sono vecchio. E poi perché dovrei. Ciò che volevo l’ho avuto. Ciò che potevo chiedere la vita me lo ha dato. Anzi mi ha dato molto molto molto di più Perché dovrei cambiare ora. Scrivo solo ciò che vedo e credo e non sono in vendita ne ricattabile. E del resto “la pelle si alza” anche a Lei.
Vede Signora io non so come è lei. Noi sappiamo che non ci conosciamo. Solo che secondo chi c’era lei non èstata maltrattata, semplicemente è stata “allontanata”. Giustamente è stata allontanata, semplicemente perché lei con sua madre non poteva restarci. Tutto qui. Secondo chi c’era nessuno l’ha trattata male. Nessuno ce l’aveva con lei. Come non ce l’ho io che non la conosco. Le hanno semplicemente detto quello che avrebbero detto a qualsiasi persona “Lei non può stare qui”. Hanno fatto bene: io penso di si. Nei box non si può stare. Glielo ripeto. Penso di si. Le regole devono essere uguali per tutte. Forse era un po’ spaventata per il troppo affetto? Forse un po’ ansiosa per il troppo amore? Non lo so io non c’ero, ma lei non aveva ragione ne titolo per stare dove le regole non le consentivano di stare.
Per i medici presenti – gli unici deputati a decidere – il certificato medico non l’autorizzava. E il medico è rintracciabile, è noto, ci ha messo la faccia appunto. Bisognava farle un favoritismo? Perché poi?
Io sono andato alla fonte e le mie foto sono a disposizione e, appunto come lei scrive “tutto ha funzionato bene”. Nessuna nota stonata. Secondo un racconto di parte – come il suo è di parte – nessuno le ha “urlato contro”. Lei è stata invitata ad uscire, insisteva, è stata nuovamente invitata ad uscire anche perché c’erano altri e quindi è stata nuovamente invitata. La verità è nota solo a lei e al medico.
La legge la tutela. Se è stata umiliata, offesa, maltrattata quereli il medico. Qual è il suo nome. Lo sa? Ha chiesto? Perché non l’ha usato? Perché non ha scritto il dott. Tizio e Caio mi ha offesa? Se Lei pensa che il certificato in suo possesso la autorizzasse lo denunci. O ci sono dei testimoni che direbbero il contrario? Ripeto per l’ennesima volta, io non lo so. Lei ha detto la sua integralmente. Io ho raccontato un’altra versione che le da torto. Qual è la verità .
Dicevo in apertura che ha ragione. Scrive: “Le cose non cambiano tacendo”. Ha perfettamente ragione. Lo credo veramente. Per questo da 40 anni io non taccio. Mettendoci la faccia. Con ossequio.
Leo Nodari