PESCARA – “Dopo la notizia delle tasse, leggere l’assessore Verì che per giustificare la stangata sul ceto medio abruzzese, dice che a produrre il deficit sono state le assunzioni di personale e l’aumento dei farmaci e non l’inefficacia della governance del comparto, dall’esecutivo regionale, fino alle Asl, è un altro oltraggio alla comunità. Uno schiaffo per ognuno del 120.000 abruzzesi che ogni giorno rinunciano a curarsi perché non hanno soldi; per gli oltre 60.000 senza medico di base; per chi staziona giorni sulle barelle del Pronto soccorso di uno qualsiasi dei nostri ospedali aspettando di essere preso in carico; per chi è rimasto senza farmaci salva vita perché le farmacie ospedaliere ne erano sprovviste; per chi si sente dire dai Cup a cui si rivolge che la visita che deve fare, anche se urgente, potrà farla fra mesi; per chi per curarsi fugge fuori o si rivolge al privato. Questo è oggi l’Abruzzo che nel 2016, grazie alla positiva azione del governo di centrosinistra, era uscito da un commissariamento verso cui, inevitabilmente, si sta andando, visto il deficit crescente anche per il 2024 e che aveva risorse e progetti per evolversi che il centrodestra non ha portato avanti. La colpa di tutto questo non è del destino crudele, ma dell’inerzia di un esecutivo che non considera la realtà delle persone e che pur avendo avuto una montagna di fondi in più anche a causa del Covid, non ha saputo usarli, tant’è che viene castigato pesantemente dai tavoli di monitoraggio del Governo “amico”, colpevole, anch’esso di aver tagliato miliardi di euro alla sanità. Dica piuttosto, l’assessora Verì, perché questa situazione debbano pagarla le persone che ne sono state e ne saranno vittime”. Duro il commento del consigliere regionale PD Antonio Di Marco sulla stangata fiscale e sulle giustificazioni da parte dell’assessore di competenza.
“Scaricare le proprie inefficienze su un’azione che avrebbe persino dovuto migliorare la sanità territoriale, andando a ripianare organici ridotti all’osso e male organizzati nei sei anni di Marsilio (cosa hanno risolto le stabilizzazioni?), è davvero imbarazzante, ma è anche come ammettere la propria responsabilità e raccontare una versione lontana milioni di anni luce dalla realtà degli abruzzesi – ribadisce Di Marco – tant’è che sulla stangata la maggioranza sta franando. Non c’è compattezza se fioccano emendamenti da ogni parte alleata: c’è D’Addazio di Fratelli d’Italia che con Verrecchia dice di voler tutelare i meno abbienti; c’è Di Matteo ma anche l’onorevole Pagano per Forza Italia; la Lega addirittura annuncia che sta lavorando a un piano industriale per migliorare la sanità, ammettendo così che non funziona, con i consiglieri D’Incecco, Mannetti e persino il vicepresidente Imprudente e, ancora, distanze anche da Noi Moderati che addirittura chiede un cambio strutturale della sanità, sapendo bene che non sono debiti passeggeri quelli spuntati dal cilindro appena dopo la riconferma elettorale. Basta bugie. Serve una governance: non è pensabile che una regione uscita dal commissariamento ci rientri perché non ha saputo programmare prestazioni e servizi, tant’è che nella classifica dei LEA ci costringe al terzultimo posto nazionale per servizi sensibili quali la prevenzione e sanità dei territori. Un governo che ha investito solo a parole in edilizia sanitaria nei presidi sanitari territoriale, tant’è che i tavoli del Ministero, peraltro in mano a Fratelli d’Italia, ripetutamente strigliano l’Abruzzo per la sua inerzia chiedendo rimedi che non sono ad oggi arrivati. Non è colpa del PD, come si arriverà a dire, perché con il centrosinistra al governo, i parametri della sanità erano tutti buoni. La sanità si è ammalata con la destra e rischia sempre più grosso: le bugie raccontate sono state tante, ognuna peggiore della precedente. È ora di fare qualcosa: ritirare questa scellerata proposta di legge, ad esempio e mettersi finalmente nei panni scomodi della gente comune, che non può pagare per una sanità che non funziona”.