TERAMO – Ragazzi, difendervi non è facile. Siete in caduta libera e non c’è verso d’arrestare la discesa. Perché?

Come si può, contro un avversario che non vinceva da 20 giornate e con 7 titolari assenti? Avevamo scritto che i sogni si potevano infrangere all’alba; così sta succedendo e ce ne dispiace. Stiamo giocandoci anche l’ ultimo posto utile per i playoff!

Chissà se sia un bene. Incosciamente la squadra sembra già in vacanza; che senso ha per noi tifosi sperare negli spareggi? Anche la tanta osannata difesa, fa acqua da tutte le parti; Vitturini, Diakite… non si difende così! In fase di possesso si continua a portar palla, non ci si smarca, non ci sono movimenti per creare spazi (Lucarelli le chiama “buche” – ndr) laddove  inserirsi da dietro. Ritmi blandi, giro palla assente, cambi gioco assenti, cross assenti; non un guizzo, non un lampo d’imprevedibilità. Nel calcio, il peggio che ci sia, è vedere solo la palla e nulla accade per caso; tutto avviene per una ragione. Tutto quello che stiamo non raccogliendo adesso è figlio di risultante data da una buona semina iniziale, non preservata come si sarebbe dovuto, per molteplici e noti aspetti.

In Calabria il Teramo si è schierato con la solita formazione “superconosciuta”, anche tra coloro che non seguono il calcio. La Vibonese priva di Redolfi, Tumbarello, Pugliese, Berardi, Ambro, Rasi e Ciotti, ne ha schierata una rabberciatissima e con alcuni elementi fuori ruolo; anche gente che non giocava da tempo!

Il 3-5-2, in sostanza, era un 5-4-1: davanti a Marson, Roselli posizionava tre centrali difensivi. Da destra  Bacchini, Vergara e Vitiello, un mediano; tutti e tre erano sulle tracce di Pinzauti e Bombagi, con Vergara regista difensivo pronto a rilanciare lungo. Sulla fascia destra, bloccatissimo, agiva Sciacca su Costa Ferreira e sulla sinistra, meno bloccato ma senza mai superare la metà campo, Mahrous su Ilari. In mezzo, sul centro destra Cattaneo si occupava di Santoro e, a scalare, di Tentardini quando offendeva: Laaribi era su Arrigoni. Spina, un trequartista sul centro destra, rapidissimo, pressava e raddoppiava sullo stesso capitano biancorosso, per poi schizzare in avanti.

Cattaneo, largo a destra, quasi da esterno alto, e Sciacca, esterno basso a destra, ingabbiavano Costa Ferreira. Sulla trequarti sinistra, a mo’ di raccordo, si muoveva Statella, preso in consegna da Vitturini. In avanti il solido Plescia faceva a spallate con il duo Diakite-Piacentini: in definitiva una sorta di 5-4-1. Tanta volontà, messa bene in campo ma con la presenza di diversi problemi tecnici, della Vibonese se ne evidenziava la pochezza. Il Teramo appariva chiaramente più forte, dando quasi la sensazione di un exploit certo. A complicare le cose per la squadra di casa, poi, ci si metteva anche Vitiello, non un marcatore, che tratteneva la maglia di Diakite in area, con conseguente rigore e vantaggio biancorosso. Locali inermi e disorientati. Nei disimpegni collezionavano errori su errori e addirittura Marson regalava la palla dello 0-2 a Costa Ferreira che non  ne approfittava (grave per uno come lui – ndr). Dallo 0-2 all’ 1-1; Vitturini la faceva grossa abbattendo Statella sulla ribattuta di Lewandowski. Rigore ed incredibile pareggio.

Nella ripresa, una “cincischiata” in area di Diakitè e arrivava la rete del vantaggio calabro; allucinante, il Teramo si faceva del male da solo! Da quel momento i ragazzi di Roselli meriteranno la vittoria, difendendosi e non sbagliando più un solo colpo. Probabilmente l’uscita di Vitiello al 40°, a posteriori, si rivelerà un “affare”, perché Fomov, un centrocampista rapido, agendo da esterno basso a destra al posto del difensore puro Sciacca, permetteva a questi di agire in luogo di Bacchini che prendeva il raggio d’azione del “dannoso” Vitiello, con Mahrous sempre esterno basso sinistro. Con questa nuova disposizione a cinque si compattava la Vibonese.

In mezzo al campo, a destra, Cattaneo si incollava a Santoro e Laaribi ad Arrigoni, con Spina, un furetto instancabile, sempre pronto a raddoppiare, a rubar palla e a ripartire a sostegno di Plescia; nel frattempo, con l’entrata di Lasik, Statella difendeva su di lui e si creavano tante coppie a uomo e possibilità di rilanci per Plescia.

L’ingresso di Mungo per Ilari sembrava potesse ravvivare il gioco del Teramo sulla trequarti; da una sua accelerazione era arrivato il pareggio di Costa Ferreira, purtroppo in fuorigioco. Roselli, allora, optava per il doppio centravanti, sostituendo Plescia ed un esausto Spina (il migliore in campo, classe 2000 – ndr) con due attaccanti di peso: La Ragione e Parigi, prontissimi, di rimessa, ad attaccare gli spazi che i biancorossi, anche sbilanciati, concedevano. In una di queste ripartenze a destra, Lasik causava l’autorete che chiudeva la gara.

Una cosa è certa; i magnifici undici leoni che sono stati, tempo addietro, tanto, troppo addietro, appaiono involuti, in un processo di decomposizione tecnico-tattica. Oggi appaiono come undici cagnetti da salotto; l’eccezione è Arrigoni che non si arrende mai, cercando di trascinare i compagni che però non reagiscono come dovrebbero.

E’ critica violenta? Potrebbe esserla, ma gradiremmo fosse letta come uno sprone. D’altronde non possiamo restare impassibili; il plauso per il ben fatto rimane, ma il girone di ritorno è più che insoddisfacente. Abbiamo sempre pensato che la nostra sia una buona squadra ma, adesso, onestamente, le stiamo prendendo da ogni dove! Le gare con Potenza, Monopoli, Virtus Francavilla e Vibonese equivalgono ad un solo punto sui 12 a disposizione… e contro squadre di terza fascia.

Non può finire così; svegliatevi da questo stato di torpore primaverile e fate in modo di tornare a vincere per salvare il salvabile.

C’è ancora tempo per poterlo fare – Diego Di Feliciantonio