Tra un tè alla rosa, e un fiorellino all’arancia della fine pasticceria Perugina, il senatore Pagano allabbiatissimo chiede la testa di Umberto D’Annuntiis, passato dopo lungo e doloroso travaglio da “Forza Italia” ai “Fratelli d’Italia”. Per dare il posto di sottosegretario non si sa a chi. Ma questo non importa. E’ un dettaglio. Tanto è tanto per parlare tra un the e una pastarella. E comunque Marsilio manco lo sta a sentire. Del resto quante storie per aver cambiato i “fratelli” con la “forza”. In fondo quello della “forza” è un brutto concetto: sa di materiale, potere bruto, coercizione, ricatto. Mentre “fratelli” è un bel concetto, sa di alleanza, solidarietà, cameratismo, uguaglianza di vedute, affiliazione comune. A Pasqua è di gran moda, per i cristianucci che non aspettano altro per farsi vedere in chiesa con il vestito nuovo, sentirsi tutti fratelli per tre, due, un’ora.
Nel prendere questa forzuta posizione politica il forzuto Pagano non ha tenuto conto del fatto che, ora, preoccupato, addolorato, il mite Umberto non dorme più. Gira e si rigira nel lettuccio temendo di perdere il sudato posto nella giunta regionale. Come no. Certamente. Teme che Marsilio ascolti la forza dei forzuti. Come no. Certamente. Forse oggi stesso potrebbe mandarlo a casa. Come no. Non sanno che è stata proprio Giorgina culona Meloni a chiamarlo per dirgli: “Non mè devi da toccà Umbertino. Che è tanto carino. Anche se me lo ha chiesto il senatore Fagnano. No. Pagani. No volevo dire il noto senatore…tizio, non lo dovete da toccà che me piace troppo Umbertino, è troppo maschio.” Ma Marsilio, comunque, a venire in Abruzzo a firmare la carte, proprio nei giorni in cui da “Alvaro alle carrozze” in via della scrofa preparano i carciofi alla giudia nu’ cè penza ma manco pè niente. Marcolino er lungo ce va matto. Cò fratello Fabio e fratello Filippo certe magnate cor vinello dei castelli…ma checefrega machecenporta.
Nel frattempo, in un assordante silenzio, le sale del Consiglio regionale d’Abruzzo si avviano ad un triste destino, affollate come sono di bardotti, muli, somari e tutt’al più qualche spelacchiato ronzinante di complemento (convinto in cuor proprio d’essere Ribot) tra promesse mancate, fallimenti clamorosi, errori strategici . E in questo contesto più penoso che modesta, Forza Italia ha la necessità di far vedere che ce l’ha duro. Non durissimo.
La verità che sanno tutti è che questa richiesta non approderà a nulla, non strappa neppure una risata, viene fatta da chi non ha idee per la Regione in crisi.
Anche perché Marsilio non vedeva l’ora di portare un top player con i suoi vassalli, valvassori e valvassini – qualcuno veramente scadente – alla corte della Meloni. D’Annuntiis è figlio d’arte. E’ figlio di un galantuomo amatissimo in vibrata, e non solo. Ha la Dc nel dna. Conosce il territorio. Ha una rete di Sindaci e amministratori che seguono lui , non i Fratelli. Ha una rete trasversale di fedelissimi che vedono in lui una persona seria. Di polso. Ha amici ovunque. Lavora mentre pranza. Ottimo il cibo. Non sempre la compagnia. Quando si siede ad un tavolo porta delle idee, giuste o sbagliate, ma ha delle idee. Sa di cosa parla. Fino a qualche mese fa era troppo spigoloso. Ora un nuovo consigliori lo ha reso più mite. Più fratello. Meno forzuto. E chi è abituato ad avere a che fare con i politici locali senza palle, che parlano a capocchia, resta stupito. Solo Sospiri a Pescara e Febbo a Chieti hanno una rete simile.
La pochezza della inconcludente richiesta ci racconta meglio degli asfittici documenti ultimi, di una maggioranza scalcinata. Giunta al punto d’arrivo dopo annunci eclatanti di cazzate stratosferiche, veleni interni ed esternati, colpi di scena, fallimenti politici, promesse non mantenute. Con un Presidente che sta fortemente deludendo anche gli uomini della sua maggioranza.
Ma, mentre i “fratelli” sono lanciatissimi nel ruolo di opposizione, e guadagnano posizioni, uomini e voti, la Lega fatica a mantenere posizione, con i forzuti in processione ogni giorno per pregare la salute a Silvio, perché senza di lui diventerebbero in un mese una accozzaglia libanese, fatta di mille fazioni, il cui leader, Tajani, è leader come io calciatore.
Marsilio questo lo sa e sa distinguere un asino zoppo da un cavallo di razza, e sa bene che toccando D’Annuntiis, mandandolo in giro a briglia sciolta, non solo rischierebbe di non avere più l’uomo di fatica che gli tappa i buchi, ma soprattutto sa che dopo Febbo “Toro seduto”, scontentare anche De Annuntiis significherebbe scrivere “The end” sulla sua fallimentare esperienza abruzzese. Senza ritrovare il posto caldo a Roma. Con Alvaro suo chiuso. Quindi gli manda a dire #Nazzarenostaisereno
di Leo Nodari