ATRI – Nel 1870, pochi anni dopo l’Unità d’Italia, iniziò una mappatura, a cura delle Commissioni Consultive di Belle Arti, dei principali monumenti e degli edifici storici, pubblici e privati, presenti nel nostro territorio con una particolare attenzione a quegli edifici meritevoli di essere eletti, “Monumenti Nazionali. Nel 1902 la Chiesa di Sant’Agostino in Atri fu inserita in questo prestigioso elenco e quest’anno ricorrono i 120 dalla nomina a Monumento Nazionale (1902-2022) una ricorrenza che ci ricorda che oltre allo storico edificio ed agli interessanti interni, l’opera d’arte che pone questa chiesa, situata in pieno centro storico di Atri e costruita tra la fine del XIII secolo e i primi del XIV secolo, tra le più interessanti d’Abruzzo è la cornice del portale di ingresso ad opera di Matteo da Napoli. Di Matteo Capro, detto Matteo da Napoli scultore italiano del Quattrocento attivo principalmente nel Regno di Napoli si sa veramente poco. Di certo chi vuole saperne di più su questo straordinario artista, deve andare in Abruzzo dove sono presenti la maggior parte delle sue opere. È in particolare nel teramano che Matteo da Napoli ha operato scolpendo con uno stile tardo gotico diversi portali di chiese, sculture che fortunatamente sono arrivati fino ai giorni nostri in un discreto stato di conservazione. A riaccendere i riflettori su questo grande scultore partenopeo ingiustamente dimenticato e sulla sua opera certamente più famosa, il portale della chiesa di Sant’Agostino di Atri riaffiora una poesia del poeta Giuseppe Tontodonati (Scafa (PE) 1917- Bologna 1989), un sonetto scritto dal poeta in vernacolo abruzzese nel maggio del 1987. Nel sonetto in questione, riportato parzialmente di seguito con la relativa traduzione in italiano, ci viene segnalata una curiosità: nelle decorazioni della cornice lo scultore a ricordo della sua proverbiale lentezza, la qual cosa creò forti tensioni con i cittadini dell’epoca, scolpì la sua “firma”; una lumaca. Le cronache raccontano che era stato così lento nei lavori che gli atriani gli assegnarono il nome di “ciammaica” che in dialetto locale significa appunto lumaca.
LU PURTALE DE SAND’ AHUSTINE : …Mastre Matté’, che Ddi’ lu bbenedìche, / se ne jé lend’ attorne sta curnìce / senza’ a sindì che le manné ’ll’ inférne. // Gna st’ ópere accemò clu Patratérne, / nghe nu suspìre, ann’ ángule, filìce, / pe ffirme mudellì na ciammajìche. // IL PORTALE DI SANT’AGOSTINO… // Mastro Matteo, che Dio lo benedica, / andava lento intorno a questa cornice / senza sentire chi lo mandava all’inferno. / Quando terminò l’opera con in cima il Padreterno, / con un sospiro, in un angolo, felice, / per firma modellò una lumaca. // Questo sonetto, datato Atri, 21 maggio 1987 ma pubblicato nel 1993 dalla Regione Abruzzo all’interno del volume postumo “Poesie inedite di Giuseppe Tontodonati” a cura di Vittoriano Esposito, conferma l’interesse del poeta nel documentare attraverso la poesia, la storia e le bellezze artistiche dell’Abruzzo e nel voler recuperare dall’oblio sia grandi artisti che nell’Abruzzo hanno operato lasciando testimonianze del loro talento come nel caso di Matteo da Napoli, che opere considerate erroneamente secondarie, come il portale di Sant’Agostino di Atri che invece meritano assolutamente l’attenzione della cittadinanza e del turista – Raffaello Tontodonati –