Contro la Samb il Teramo piacque, a tratti anche parecchio: venne meno il goal ma creò occasioni per farne più d’uno. Inevitabilmente la critica pose l’accento sul fatto che in due partite gli attaccanti non s’erano sbloccati, ma nessuno crocifisse nessuno: forse qualche dubbio sulle condizioni fisiche di Piccioni, ma ci stava, anche perché Bacio Terracino non avrebbe dovuto dimostrare nulla ed in fondo, e fu detto, l’impegno e l’abnegazione di Di Renzo, piacquero.
Allora ti aspetti il riscatto ad Imola, magari proprio di uno degli attaccanti.
Certo, qualche turn-over te lo aspetti, due, al massimo tre, ma nessuno avrebbe ipotizzato un autentico stravolgimento della formazione, con Fiordaliso, Ranieri, Caidi, Di Renzo, Bacio Terracino e Piccioni tutti assieme in panchina, senza considerare che mancava pure l’infortunato Proietti.
I sei undicesimi per scelta tecnica, il settimo un cambio forzato (si spera).
Nella mischia vengono allora buttati Fratangelo, Zecca, Persia, Barbuti, Altobelli e Ventola e vengono confermati, nell’undici base, solo in cinque rispetto alla domenica precedente, con De Grazia che non era stato prima scelta contro la Sambenedettese.
Ora, pur apprezzando l’audacia con la quale si muove Giovanni Zichella, dalla sua avrebbe avuto ragione se il Teramo, risultato da accettare a parte, avesse giocato meglio della gara precedente, ma così non è stato, e se a quelle scelte iniziali fosse stata data continuità nel corso della partita, ed invece già al 46simo arrivarono i primi cambi…
Idee confuse da parte del mister o il voler imporre da subito il credo del suo agire, fatto di scelte che nascono esclusivamente dal rendimento degli allenamenti, senza guardare in faccia a nessuno?
In entrambi i casi saremmo dinanzi a situazioni da chiarire ed almeno criticabili, perché nella prima bisognerebbe essere, forse, più malleabili (il calcio è così) e nella seconda si correrebbe il rischio non di accontentare tanti, ma di scontentare tutti.