TERAMO – I sardi hanno punito Giorgia Meloni e il centrodestra . Alessandra Todde è la nuova presidente dell’isola. Il merito è di Conte che ha proposto una candidata di alto profilo politico e culturale, storicamente di sinistra e dedita alle problematiche sociali. Per la Schlein il risultato è molto importante : rappresenta il suo primo successo elettorale da segretaria.

Le elezioni sarde confermano purtroppo la caduta della partecipazione. Poco più di un cittadino su due si è recato alle urne. E’ un fenomeno negativo che non fa bene alla democrazia. Il Partito Democratico con il 13,7 per cento contro il 13,4 del 2019 è il primo partito e traina la coalizione verso un successo inatteso alla vigilia. I Cinque Stelle hanno il 7,9 per cento, un punto e mezzo in meno rispetto alle precedenti regionali. Verdi e sinistra si attestano oltre il 4 per cento. Fratelli D’Italia crolla dal 26 per cento delle politiche al 14,3 . La Lega dimezza la sua presenza in consiglio regionale: dall’8,8 per cento precipita al 3,8. L’unica lista del centrodestra che regge è quella di Forza Italia: conferma con l’8,5 per cento il risultato delle regionali precedenti. La Premier ha commesso una serie di errori. Ha preteso e ottenuto di mandare a casa il presidente uscente Solinas, il quale aveva governato male. Ma non doveva sostituirlo con l’ex sindaco di Cagliari che era in coda nella classifica dei sindaci italiani. Truzzu infatti è stato bocciato soprattutto dai suoi elettori: nella sua città ha preso il 20 per cento in meno della Todde. Quello della Meloni è stato un atto di prepotenza e di arroganza: ha umiliato gli alleati e perde nel peggiore dei modi. Con il suo comizio di Cagliari, deplorevole perché non degno di un presidente del consiglio, ha dileggiato gli avversari politici e – quel che è più grave – ha deriso l’antifascismo. Una vergogna che si somma al clima di repressione che si è instaurato nel paese con il culmine della politica del manganello contro gli inermi giovanissimi studenti di Pisa . Anche per questo, è stata punita dai cittadini sardi. Alcuni dirigenti del centrodestra non accettano la sconfitta e rilasciano dichiarazioni patetiche e farneticanti. Le nostre liste – dicono – sono al di sopra del 48 per cento, dimenticando volutamente che Alessandra Todde e Renato Soru raggiungono insieme oltre il 52 per cento.

In Sardegna non c’era il campo largo. Mancavano Italia Viva e Azione che insieme a Rifondazione sostenevano Soru, che nel passato è stato un noto dirigente della sinistra. Sapevano bene di non poter vincere e che difficilmente avrebbero raggiunto il 10 per cento per entrare in consiglio regionale. La candidatura di Soru è stata una scelta suicida, che per poco non ha regalato la vittoria alla destra. I personalismi in politica non pagano. Si apra una riflessione seria e responsabile. Si riconoscano gli errori commessi e ci si convinca una volta per tutte, che da soli si è condannati alla sconfitta e che per battere la destra è indispensabile unire tutte le forze di progresso. Questa è la strada giusta, l’unica da percorrere con forza e determinazione. La verità è che per la prima volta il centrodestra si è fatto male da solo. Meloni, Taiani e Salvini si sono massacrati con le loro mani. Sono stati loro a caricare le elezioni sarde di una valenza nazionale. E’ stata la Meloni a voler trasformare queste elezioni in una sorte di referendum sulla sua persona, nel momento in cui ha deciso di imbrattare tutti i muri dell’isola con la sua effige. La Sardegna è una realtà importante, ma pur sempre una regione che non supera un milione e seicentomila abitanti. So bene, perciò, che il voto sardo non avrà ripercussioni sul governo nazionale. Ma la Meloni stia attenta e non si faccia illusione alcuna. Il consenso è fragile: ne sa qualcosa Salvini, che dal 34 per cento delle elezioni europee del 2019 si è ridotto al lumicino. E’ l’inizio del declino? E’ presto per dirlo. Ma qualcosa di importante è già accaduto. Dalla Sardegna arriva un messaggio forte e carico di speranza: questa destra non è invincibile e può essere fermata. Il risultato sardo incoraggia le forze del centrosinistra. Il 10 marzo si vota anche in Abruzzo per il rinnovo del consiglio regionale. Il candidato presidente per il centrosinistra è Luciano D’Amico ex Rettore dell’Università di Teramo, persona stimata e molto competente. A sostenerlo – e questo è il dato da sottolineare- sono schierate tutte le forze politiche che si oppongono al governo più a destra della storia della Repubblica. A questo punto mi chiedo: “ se dalle elezioni in Abruzzo dovesse scaturire la replica del voto sardo, cosa accadrebbe nel centrodestra?  “Certo la situazione si complicherebbe inevitabilmente. L’alternativa ora c’è. Dall’intesa con Cinque Stelle non si può prescindere, questo è il messaggio che esce dalle urne sarde. Bisogna mettere in piedi una coalizione ampia e credibile che abbia, una base programmatica chiara. So che non è facile . E’ un lavoro arduo, ma non impossibile . In Abruzzo ci siamo riusciti. Ci vuole sapienza, ma soprattutto tanta umiltà. Bisogna essere tenaci , pertinaci e cocciuti e non arrendersi di fronte alle prime difficoltà. Bisogna essere generosi, non innamorarsi delle proprie idee e pretendere di imporle ai potenziali alleati. Ciascuna forza politica deve compiere sforzi concreti per capire e comprendere le ragioni dei propri interlocutori. Certo, non si può essere d’accordo su tutto. Con intelligenza bisogna, perciò, far leva sulle cose che uniscono . Siamo davvero tutti alternativi alla destra? Questo è un minimo comune denominatore rilevante. E’ da qui che bisogna partire per costruire un progetto condiviso, che sia capace di affrontare e risolvere i drammatici problemi che oggi affliggono gli uomini, le donne e soprattutto i giovani del nostro paese – Antonio Franchi già Senatore della Repubblica