PESCARA – La Cgil Abruzzo Molise esprime forti preoccupazioni in merito alle misure messe in campo dal Governo in materia di politiche in favore delle persone anziane e non autosufficienti, che daranno attuazione della Legge n. 33/2023. La riforma è prevista dal PNRR, ed è frutto di una lunga mobilitazione del sindacato confederale e dei pensionati ma oggi rischia di non potersi concretizzare nei termini auspicati e necessari.
Anche la Conferenza delle Regioni e Province autonome, il 22 febbraio, ha espresso un duro giudizio sullo schema di decreto legislativo con una pesante bocciatura che ha portato ad esprimere una mancata intesa giudicando il decreto deludente, l’ennesima occasione mancata per dare risposte a milioni di anziani e alle loro famiglie.
Erano stati annunciati 1 miliardo di risorse aggiuntive e 1000 euro per tutti ma la realtà è molto diversa.
Innanzitutto al decreto non sono assegnati nuovi investimenti ma si utilizza semplicemente un travaso di risorse da altri fondi a partire dal Fondo per la non autosufficienza già oggi assolutamente insufficiente, o dal PNRR (dalla cui rimodulazione sono già stati tagliati dal Governo 3 miliardi dalla M5 per il sociale), e senza risorse è impossibile garantire gli obiettivi della riforma.
Lo schema del decreto non garantirà la presa in carico universale della condizione di fragilità delle persone anziane non autosufficienti, al contrario, introducendo tre diverse fasce di popolazione anziana (65, 70, 80 anni) che, a parità di bisogni, riceveranno risposte differenziate o verranno escluse dall’accesso a servizi e prestazioni, con un’evidente e ingiustificata discriminazione, basata sull’età e non sui bisogni di cura.
Il cuore del decreto sarà la sperimentazione della nuova misura della Prestazione Universale che riguarderà solo persone ultraottantenni con bisogno assistenziale gravissimo e in stato di povertà. Sarà una quota aggiuntiva all’Indennità di accompagnamento e che si sostanzia in specie di voucher da spendere in prestazioni assistenziali da 850 euro al mese da utilizzarsi esclusivemente per servizi certificati alla persona,150 in meno dei mille inizialmente previsti e nella sperimentazione e andrà solo agli ultraottantenni disabili gravissimi, non autosufficienti certificati Inps e con un Isee inferiore ai 6mila euro. Cioè al massimo 25mila persone in tutta Italia, contro una platea di 3,8 milioni di ultrasessantacinquenni non autosufficienti e di 14 milioni di anziani.
Inoltre il Decreto PNRR licenziato dal Consiglio dei Ministri in data 26 febbraio 2024 introduce una nuova misura che prevede un esonero biennale dal pagamento dei contributi per le badanti assunte o stabilizzate nel periodo compreso tra il 1º aprile 2024 e il 31 dicembre 2025. L’esonero massimo è di circa 3.000 euro a persona e si applica esclusivamente agli ultraottantenni già beneficiari dell’indennità di accompagnamento, con un ISEE inferiore a 6.000 euro.
L’esonero contributivo del 100% previsto dal nuovo bonus ammonta a circa 1.500 euro all’anno. Questo nuovo bonus si aggiungerà alle 850 euro dell’assegno di accompagnamento.
In Abruzzo, con un contesto già segnato da un progressivo invecchiamento della popolazione, con conseguente aumento dell’incidenza di malattie croniche e di perdita dell’autosufficienza, l’indennità di accompagnamento è diventata oggi la misura più diffusa di tutela e sostegno. Restringere il campo con requisiti così’ formulati significa escludere una vasta platea di anziani che necessitano di assistenza.
Infatti in Abruzzo le persone invalide con assegno di accompagnamento sono 53.290 ma le persone non autosufficienti non sono solo anziane. Sono in tale condizione bimbi e bimbe, giovani e adulti e per loro non è previsto proprio nulla.
La Prestazione universale si riduce quindi al trasferimento monetario che andrà a sostenere le famiglie che assumono direttamente assistenti familiari (c.d. badanti) o acquistano servizi di cura e assistenza forniti da imprese. Si lasciano dunque le famiglie completamente sole sul mercato privato a sopperire alla carenza di servizi pubblici. Senza contare che una badante, regolarizzata, costa circa 19 mila euro l’anno.
Da evidenziare inoltre la contraddittorietà delle scelte del Governo che introduce (per pochissimi) la decontribuzione dopo aver escluso proprio le lavoratrici domestiche madri e le precarie dal bonus mamme. Beneficerà di tale decontribuzione una ristrettissima platea di lavoratrici essendo la stessa collegata ad un indicatore isee di 6000 euro del datore di lavoro ultraottantenne e ad un’assunzione con un contratto di lavoro domestico con specifica mansione di assistente a soggetti anziani, e quindi con un costo contrattuale più elevato, data la qualifica.
Senza una radicale modifica dell’impianto del decreto, e senza le necessarie risorse, si troveranno a fare i conti con la mancanza di vere risposte ai bisogni, milioni di persone.
Ci auguriamo che anche la Regione Abruzzo spinga il Governo a riscrivere un decreto attuativo che nei fatti tradisce gran parte delle promesse e delude le aspettative degli anziani non autosufficienti e delle loro famiglie.