TERAMO – Siccome il presidente del Città di Teramo Filippo Di Antonio è al lavoro per ampliare la “società in primis”, ci si trova dinanzi ad un piccolo ma grande interrogativo, che divide le opinioni, come è stato anche nella trasmissione Supergol di ieri.

E’ corretto procedere in tale direzione tenendo il resto in stand-by (o quasi) per evitare di servire ai “nuovi” una cena non da tutti gradita, seppur a base di pesce pregiato? Traduzione: è corretto rinnovare i contratti di chicchessia prima della definizione del nuovo e più ricco assetto societario?

C’è chi, a prescindere, avrebbe già rinnovato tutti i meritevoli della conferma in biancorosso o avrebbe, almeno, avviato le trattative e chi, al contrario, si dedicherebbe prima alla società per poi condividere il da farsi, nonostante Filippo Di Antonio detenga il 60%.

E’ apprezzabile il fatto, secondo noi, che non si vada oltre al momento in chiave tecnica, nel rispetto che si deve ad un gruppo futuribile di soci sui nomi dei quali resta il massimo riserbo, anche se tra i due o tre ce n’è almeno uno che ha grandi potenzialità economiche e sottolineiamo subito che non si tratta di Luciano Campitelli.

Filippo Di Antonio, come noto, ha sempre dichiarato: “Il Teramo oggi è nelle mie mani ma vorrei lasciare un segno dopo aver portato a termine un vero percorso, tra qualche anno“. Sorgono, a questo punto, almeno due domande:

  •  l’attuale minoranza del 40% resterà compatta perché disposta a condividere in quota parte l’eventuale aumento del capitale sociale (oggi è così composta: 15% Valleriani e 5% ciascuno Merlini, D’Alfonso, Brizzi, De Berardis e De Baptistis)?
  • Così fosse, l’attuale proprietà sarebbe pronta a fare un passo indietro per “trasformarsi” in comproprietaria?

Siamo sempre più convinti che il futuro della società Città di Teramo sia il tema predominante, magari da definire in poco tempo.