Nicola Di Matteo, 67 anni, imprenditore edile affermato, ha avuto il gran merito d’essere riuscito a rendere la sua vita, agiata, lavorando sodo, ma con una passione smisurata per il calcio, nata da bambino. Ne è un grande appassionato, lo segue da sempre, vantando anche più esperienze in club calcistici nel nord.
Lui, però, una scelta l’ha fatta: si chiama Teramo Calcio. Gli piacciono la città, lo stadio ed il territorio mare-monti, crede fortemente nelle potenzialità del club e spera, anche con il suo contributo, di poter conseguire dei traguardi importanti.
D– Peccato che l’approccio non sia stato granchè…
R– Purtroppo, no. Lo affermo con grande rammarico.
D – “Io rispetto la camorra che rispetta me”: questa è la frase “incriminata” e che ha pesato particolarmente nell’intervista rilasciata al blogger Giancarlo Falconi
R– Guardi, come ho già chiarito subito dopo l’intervista resa, non ho grandi qualità oratorie e se è stato impossibile non fraintendermi, mi spiace. Ribadisco ancora una volta che con la malavita non ho mai avuto a che fare, e che così sarà per sempre. Lo testimoniano le mie scelte di vita ed i risultati che ho conseguito, grazie esclusivamente ai miei sacrifici.
D – L’eco di quelle dichiarazioni è stato incredibile, ha coinvolto organi di informazioni nazionali, la FIGC e chi più ne ha, ne metta.
R – Ho riflettuto anche su questo, ma io non mi riconosco nelle persone che hanno rispetto dei malavitosi, dai quali ho sempre preso, sia chiaro, le distanze. Basti pensare che, nel corso della mia vita, ho dovuto affrontare situazioni molto difficili, tra cui una estorsione, vicenda che è stata da me risolta affidandomi totalmente alle Autorità e cooperando fattivamente per l’arresto dei responsabili. Mi spiace enormemente che sia stato frainteso il mio pensiero ed avrei davvero immaginato ben altre cose, a margine di quella conferenza stampa. Lei, ad esempio, è teramano ed è l’unico giornalista che è venuto a trovarmi per cercare di capire il senso di quella risposta. Non lo ha fatto nessun altro.
D – Poca teramanità calcistica?
R – Forse peggio. Il Teramo Calcio è della città: Campitelli ne è il Presidente, ma prima di lui ce ne sono stati altri, ed altri arriveranno. E’ una ruota che gira, fino a quando resterà circolare. Tutto questo caos, senza volerlo, ha coinvolto il club e, mi creda, mai e poi mai avrei voluto o pensato che sarebbe potuto accadere. Per questo chiedo scusa a Luciano, allo staff tutto ed ai tifosi. Me ne dolgo, ma a lei la ringrazio per l’opportunità che mi sta dando. Spero di riuscire a far emergere con chiarezza che amo il calcio, mi piace Teramo e vorrei fare buone cose nei prossimi 2-3 anni, se mi sarà consentito.
D – La serie B?
R – Perché no? Alla mia età sono nella condizione di poter dare anche tanto all’unica, mia vera, grande passione: il calcio. Se dovessi fallire andrei via senza problemi.
D – Le piacerebbe consolidare il Suo ruolo all’interno della società?
R – Si, mi piacerebbe. Anche perché avrei tempo e modo per farmi conoscere ed apprezzare per la persona che ritengo essere. Una persona degna di rispetto.