L’ospedale di Teramo non ha prelevato il DNA del lupo che ha attaccato e ferito un  uomo a Castellalto. L’Associazione Tutela Rurale inoltra una richiesta al governo  affinché invece lo si faccia a livello nazionale. L’ISPRA è d’accordo. Il sindaco dichiara che farà apporre cartelli di pericolo.

L’Associazione Nazionale per la Tutela dell’Ambiente e della Vita Rurali ha appurato che la sera dell’11 novembre scorso il pronto soccorso dell’ospedale di Teramo non ha fatto il tampone del DNA a Francesco Tancredi, attaccato e ferito al volto e a un braccio poco prima, mentre lavorava nei suoi campi. Lo stesso Tancredi aveva già dichiarato che non gli era stato fatto il tampone, cosa confermataci oggi – con efficienza e massima collaborazione – dall’ufficio stampa dell’ospedale e quindi dalla stessa responsabile del pronto soccorso. Si precisa che l’ospedale non ha alcuna colpa, poiché non avrebbe ricevuto finora alcuna direttiva in tal senso, né dalla Regione né dal competente ministero. 

Il DNA presente sulla felpa dell’agricoltore non è purtroppo disponibile, perché la sera stessa – essendo stata lacerata dai denti e dalle unghie del lupo durante la lotta corpo a corpo durata ben due minuti – era stata buttata via. Francesco Tancredi infatti si era recato subito, intorno alle 22, al pronto soccorso ma a causa dei dolori – ancora ha problemi al braccio azzannato – si è recato dopo tre giorni alla caserma dei carabinieri per fare denuncia. Se fosse stato fatto il tampone sull’uomo e sugli indumenti si sarebbe potuto scoprire quale esemplare di lupo della zona ha attaccato, e quindi catturarlo o abbatterlo, seguendo la normativa e il relativo iter burocratico, come dispone l’art. 16 della Direttiva Habitat in questi casi, a prescindere se una specie è particolarmente protetta come nel caso del lupo. La sintesi è che tuttora nella zona di Castellalto si aggira un lupo che ha già volontariamente attaccato e ferito un essere umano, e che in qualsiasi momento potrebbe rifarlo.

Si ricorda che solo dopo il decimo attacco con feriti della cosiddetta lupa di Vasto – che nel 2022-23 nell’arco di un anno attaccò quindici volte delle persone, ferendone tredici – il locale ospedale iniziò a fare i relativi tamponi del DNA grazie a un, tardivo, corso fatto ai sanitari da parte del Parco Nazionale della Maiella e dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), branca scientifica del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. Il sindaco di Vasto fu denunciato per non avere mai fatto apporre cartelli di pericolo sulla spiaggia e immediate vicinanze. Aniceto Rocci, sindaco di Castellalto, invece ci ha dichiarato non solo di avere fatto pubblicare sul sito Internet comunale un avviso alla cittadinanza, ma che provvederà in tempi brevi a fare apporre nell’area dei cartelli di allerta. Ricordiamo che il sindaco per legge è anche penalmente responsabile della tutela della pubblica incolumità e deve obbligatoriamente ottemperare a ciò, potendo persino in casi contingenti ordinare l’abbattimento di determinati esemplari pericolosi, che siano particolarmente protetti o no. Purtroppo l’agricoltore ha dichiarato che a oggi nessun rappresentante dell’amministrazione comunale lo ha mai contattato in alcun modo.

Intanto procedono le indagini della procura e dei carabinieri forestali sulla vicenda, e sono stati interrogati anche il cognato dell’aggredito, presente al fatto e quindi testimone, e un vicino di casa, il quale conferma che da tempo vede una coppia di lupi, presumibilmente un maschio e una femmina, aggirarsi nelle immediate vicinanze di casa sua nonché di quella di Francesco Tancredi. Quest’ultimo, dopo avere fatto denuncia alla caserma dei carabinieri, è stato interrogato altre due volte dai carabinieri forestali. Non solo, dagli stessi ha poi avuto un ulteriore controllo – cosa mai avvenuta prima – sulle autorizzazioni della sua attività e automezzi, che francamente non capiamo cosa centri con la ricerca di un animale pericoloso e ancora libero. 

Ricordiamo che Francesco Tancredi è stato attaccato in frazione Castelnuovo Vomano mentre stava trattando i cavoli con fitofarmaci, operazione che si può fare sono di notte per debellare i relativi parassiti. Due lupi avevano inseguito dei cinghiali e mentre uno di questi, un piccolo, veniva predato da un lupo, l’altro lupo aveva attaccato con un balzo l’agricoltore e senza dubbio, essendo l’uomo in piedi, non poteva averlo confuso con un cinghiale. L’attacco, a cui aveva assistito il cognato rimasto però sempre nella cabina del trattore pur suonando il clackson forsennatamente per spaventare il lupo, aveva causato a Francesco Tancredi ferite alla faccia e a un braccio. Fortunatamente il 44nne agricoltore non solo è persona vigorosa e coraggiosa ma è stato anche un pugile dei pesi medi con oltre cento combattimenti sul ring. Nonostante questo e i pugni sferrati all’animale, durante una lotta per la vita (il lupo riattaccava in continuazione, invece di fuggire come si dice facciano) durata ben due minuti, l’uomo è stato salvato dall’apparizione di un giovane e randagio cane pastore abruzzese, contro il quale il lupo si è scagliato nel buio. Una volta tornato dall’ospedale, l’agricoltore riconoscente ha subito cercato il cane col trattore, e lo stesso è stato fatto il giorno dopo con due trattori, vanamente. Il cane non è mai più stato visto, e neppure i resti. Cosa sarebbe successo se invece di un ex pugile ancora in forma in quella situazione ci fosse stata una persona normale? O un bambino, una donna, un vecchio?

Dal 2017 a oggi gli attacchi non provocati dei lupi alle persone sono aumentati in modo preoccupante. Gli ultimi, oltre ai quindici della sola lupa di Vasto e San Salvo, sono quelli del 2024 a un uomo a Casalbordino, un bambino a Finale Ligure e un altro sempre a un bambino addirittura dentro la città di Roma. Tutti azzannati e feriti. A Castellalto la presenza di lupi è ben conosciuta da anni, con ripetute predazioni di bestiame, tanto che nel 2018 il precedente sindaco aveva chiesto ufficialmente per iscritto interventi alla Regione e alla polizia provinciale.

L’Associazione Nazionale per la Tutela dell’Ambiente e della Vita Rurali ha sollecitato per iscritto i ministeri competenti, le Regioni e le ASL affinché le analisi del DNA negli ospedali vengano resi obbligatori nei casi di persone presumibilmente attaccate e ferite da lupi od orsi. Da noi interpellato, Piero Genovesi – responsabile del Servizio per il coordinamento della fauna selvatica di ISPRA, branca scientifica del ministero dell’Ambiente – ha così dichiarato: “Dovrebbe essere il Ministero della Salute a imporre di fare il tampone nel caso di attacchi. Né noi né il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica abbiamo un ruolo. Sicuramente sarebbe utile fare formazione per tutte le ASL e gli ospedali su come fare”.