L’AQUILA – “Siamo stanche ed arrabbiate per queste ennesime violenze. In pochi giorni, prima lo stupro di Palermo, a ruota quello delle due bambine al Parco Verde di Caivano, dove già nel 2014 venne violentata e uccisa Fortuna di soli 6 anni.
In entrambe le vicende, gruppi di ragazzi si sono accaniti contro ragazzine. I criminali in questi stupri di branco si divertono, si filmano e mandano i video in chat. Sconvolge l’attrazione patologica di altri maschi verso questa violenza reale, sguaiata, grondante di sangue. Di fronte alla gravità di tutto ciò, voglio dire a chi propone la castrazione chimica che esiste il dovere della responsabilità, e che non si può rispondere con misure populiste, quando invece servirebbe un impegno speciale e corale, per favorire una vera rivoluzione culturale, educativa e sociale.
Non sono fatti isolati di cronaca nera, ma il prodotto di una violenza maschile contro le donne: tanti uomini e ragazzi sentono ancora il bisogno di affermarsi con la sopraffazione ed il dominio su donne e ragazze.
Lo stupro mette le radici dentro sistemi sociali che praticano la “cultura dello stupro”, colpevolizzando e processando le vittime, tollerando, ammiccando, accettando, plaudendo, assolvendo invece e giustificando, persino mitizzando gli aguzzini.
La sola causa di questo ennesimo stupro sono gli stupratori, fautori di una mascolinità tossica, nella logica del branco. Una ragazza un po’ ubriaca non là si fa bere di più per stuprarla, ma la si accompagna a casa. Una ragazza in minigonna la si guarda con ammirazione, non la si stupra.
Siamo stanche di sentire, ad ogni stupro, che in qualche modo c’è una responsabilità della donna. I soli colpevoli sono gli stupratori che vanno puniti in modo chiaro e giusto. La lotta alla violenza maschile deve diventare una priorità assoluta per le istituzioni e va fatta a 360°. Le chat con i dialoghi tra gli stupratori ci sconvolgono, così come fa orrore il mercato sui social del video e di immagini dello stupro. Il branco così è fisico ma anche mediatico. Non ci sarebbero tanti stupri se non ci fosse una cultura patriarcale e fallocentrica che li tollera e li giustifica: la donna rimane un oggetto e il maschio mostra il suo potere e la sua identità attraverso gesti di sopraffazione. La soluzione, dunque, non può essere la castrazione chimica proposta dal ministro Salvini, ma pene certe per i colpevoli, da scontare in carcere senza scorciatoie e con percorsi di rieducazione veri e certificati, così come recita del resto la nostra Costituzione. Sottovalutare, infatti, derubricare a “normalità”, così come infierire sulle abitudini e sui comportamenti della vittima sono parte del problema. La ragazza di Palermo, ingannata, abusata in modo barbaro, ha denunciato i suoi aggressori. L’attenzione non può essere sul suo comportamento o come era vestita, ma solo e soltanto su quello dei carnefici. Lo stesso per le due bambine di Caiano. Ed in tribunale le vittime non devono rivivere l’orrore, ma devono essere rispettate e protette. Ciò che è accaduto è stato anche filmato, cosa devono dire di più quelle creature? Le leggi ci sono, vanno applicate. Negli anni in Parlamento, ho presentato proposte e contribuito a far approvare norme importanti contro la violenza, il femminicidio, per sostenere i centri Antiviolenza. Le misure possono essere rafforzate. Lo stesso vale per l’educazione sessuale, alla differenza di genere e al rispetto: ben venga una legge, ma intanto esistono già le linee guida varate per il sistema scolastico e formativo perché si avviino percorsi permanenti e strutturati in tutte le scuole di ogni ordine e grado. La lotta alla violenza contro le donne deve diventare una priorità assoluta per le istituzioni e può essere combattuta solo con unità di intenti e risorse adeguate. E con un coordinamento tra i diversi livelli di forze dell’ordine e magistratura, perché non accada mai più quanto accaduto con la scarcerazione preventiva del giovane “pentito” opportunisticamente che sui social si vantava dello stupro.
Uomini, battete un colpo. Giornalisti, editori, scrittori, insegnanti, parroci, padri, fratelli, figli, tutti voi che non stuprate, violentate e non bastonate le donne, dite chiaramente da che parte state, combattete con noi questa battaglia culturale. Non statevene in disparte, non rimanete a guardare” – On Stefania Pezzopane, già parlamentare, della Direzione nazionale Pd, consigliera comunale –