GIULIANOVA – Rispetto per tutta la tifoseria del Giulianova, sia per quella più oltranzista e che al 75% non gradiva e non gradisce il ripescaggio in Serie D, sia per la fetta residua che potrebbe accusare l’ennesima, cocente delusione, che non va ancora data per certa, almeno fino a quando la LND non annuncerà la graduatoria delle “ripescabili”.

Che poi l’aria in riva all’Adriatico non sia delle migliori è certissimo, per una sommatoria di motivi più o meno condivisibili.

Sono stati troppi i fatti succedutisi nella stagione scorsa e che alla fine hanno prodotto soltanto una “speranza”, probabilmente vana: in questa situazione sul banco degli imputati, quasi naturalmente, sale la società, proprio quella che ha speso molto, forse troppo, senza centrare la serie D sul campo, battuta proprio e senza appelli dai rivali di sempre. Al presidente Alessandro Mucciconi non è bastato essere andato anche oltre, cambiando in corsa allenatori, dirigenti e giocatori, prima di perdere la finale play-off e di non mollare di un solo centimetro da subito, lavorando sul ripescaggio ed ingaggiando un allenatore che sembrerebbe essere anche sprecato in un campionato regionale, se quello sarà.

Gli interrogativi sono troppi, almeno oggi, con diversi punti di domanda che restano insoluti.

La storia del Giulianova narra di un prodotto locale che ha sempre avuto la precedenza rispetto ad altri; da qualche tempo non è più così ed i saluti a Pagliaccetti e a Ruffini in primis (una non conferma ed un abbandono – ndr -) rafforzano il peso delle non entrate di giuliesi veraci e che avrebbero gradito, Del Grosso in particolare: “Così ha scelto la società e questo è il calcio“, ha dichiarato il neo allenatore del Sambuceto a Super J.

E’ un modo per dire alla città che il corso della storia è cambiato? Ci potrebbe anche stare, ma necessita chiarezza e non lasciarlo soltanto intendere. Ed in quest’ottica nulla c’entrano gli addii di Marchionni (ad Acireale, da Epifani), di Carbonelli (a Chieti dal “salvatore” Di Matteo ingiustamente ripudiato a Teramo), di Cognigni (a Macerata con l’ex biancorosso Vanzan) o di “Cesarone” Spinelli, che da vice presidente del Giulianova è stato nominato presidente dal Castelnuovo Vomano.