TERAMO – “Liste d’attesa inaccettabili, disavanzo da capogiro e nessuna concreta strategia per il futuro: non è questa la sanità che gli abruzzesi meritano. Ma, purtroppo, è la sanità che ci consegna il governo Marsilio ed è un modello evidentemente avallato dal governo nazionale. Non ci stupisce: le forze di centrodestra sono per loro natura distanti dai problemi reali delle persone e selettive nell’applicazione dei diritti”. Così l’avvocata Manola Di Pasquale, candidata al Parlamento europeo nella lista del PD (Circoscrizione meridionale) interviene sulla situazione della sanità abruzzese e sull’erosione dei diritti che sul tema della salute si sta consumando.
“La regione Abruzzo, è notizia di questi giorni, registra un disavanzo nella sanità di 128 milioni di euro a fronte di inefficaci azioni per rinvigorire un sistema che oggi lascia indietro gli ultimi, spinge verso la sanità privata e contribuisce a frammentare la società fra cittadini di serie A e di serie B – prosegue Di Pasquale –. Il diritto alla salute e a poter accedere alle cure necessarie in tempi ragionevoli viene disatteso in Abruzzo e in gran parte del Sud. La nostra regione conta liste d’attesa lunghissime: occorrono mesi per una visita specialistica e ci sono tempi inaccettabili per la riabilitazione. Chi sta male non può perdere tempo. In pochi sanno che il decreto legislativo n.124 del 29 aprile 1998 detta delle direttive ben precise in materia di liste d’attesa. In particolare l’art 3, comma 10, stabilisce che le Regioni, attraverso i direttori delle Aziende Unità Sanitarie locali e ospedali, devono stabilire i tempi massimi che intercorrono tra la prestazione quando viene richiesta e quando viene erogata. E tale intervallo di tempo dovrebbe essere ben pubblicizzato e comunicato all’assistito al momento della richiesta della prestazione. Cosa che di fatto non accade. Non solo: se le liste d’attesa in una struttura pubblica sono troppo lunghe e la prestazione sanitaria non viene eseguita entro i tempi previsti l’assistito può pretendere che la medesima prestazione sia fornita dal medico privatamente, in intramoenia, al solo costo del ticket e la differenza viene coperta dall’Asl di appartenenza dell’ospedale inadempiente (come previsto dal D. Lgs. n. 124 del 29 aprile 1998, all’art. 3, comma 13)”.
“I modelli di destra che in Italia e in Europa vogliono imporsi vanno verso una direzione chiara e la gestione della sanità ne è fulgido esempio: la salute vista come un diritto per benestanti e compressione di diritti acquisiti negli anni. Il PD procede in un’altra direzione: investire in sanità pubblica, garantire l’accesso alle cure, porre la persona (e non gli interessi di pochi o di privati) sempre al centro”, conclude Di Pasquale.