Ci sono dei giovani che pensano solo allo spritz. Ci sono dei giovani uomini che vivono per la macchina nuova, fanno i debiti per la vacanza e si accontentano di apparire. Tutta fuffa, uccello moscio e antidepressivi.
Ci sono dei Vescovi che Dio lo hanno messo da parte da un bel pò. Che sono dediti solo al culto di se. Che amano la gente servile che vive in ginocchio, che frequenta l’inutile che chiede piacere. Che prediligono i cocainomani. Che fanno gli imbrogli contando sui collusi. Che buttano cibo sotto il tavolo per i servi come Epulone. E verranno maledetti nel giorno dei giorni.
Poi c’è Padre Christian Carlassare, vicentino, missionario italiano comboniano che, nominato Vescovo l’8 marzo scorso, il più giovane Vescovo della Chiesa, ha scelto di andare a servire la Chiesa nella capitale dello Stato dei Laghi, la diocesi di Rumbek in Sud Sudan. Un giovane che ha scelto Dio non le imprese, non i convegni, non Belzebù. Un giovane che ha scelto di servire gli umili, gli ultimi degli ultimi della terra. Padre Christian è stato picchiato e poi gambizzato. E’ grave ma è in condizioni stabili. Un vero e proprio agguato. Non un tentativo di rapina. Gli hanno sparato quattro colpi di pistola ravvicinati .
Non è la prima volta che i cristiani vengono presi di mira. Perché essere missionari significa essere al servizio di popolazioni che vivono nelle condizioni peggiori che ci possono essere sul pianeta, significa essere al servizio degli ultimi, di quelle persone che sono state dimenticate anche da dio. Partire missionari, o anche solamente come volontari in Africa, non solo permette di conoscere una realtà completamente diversa da quella in cui si è soliti vivere e a cui non si sarà mai preparati finché non la si starà vivendo in prima persona , ma darà anche la grande opportunità di aiutare tutte le persone che avranno bisogno di aiuto e che vorranno andare incontro a Gesù abbracciando le motivazioni più nobili e disparate: assistenza sanitaria, aiuti all’istruzione, tutela dei minori e delle donne, costruzione di scuole, ospedali, case e pozzi per l’acqua, assistenza alimentare. Tutti possono diventare missionari, ognuno verrà poi indirizzato verso la mansione più adatta, per esempio chi è medico contribuirà a salvare le vite di queste persone in difficoltà.
Coraggio e gratitudine vanno riconosciuti per chi si prodiga senza sosta e sempre in maniera coerente all’incarico che riveste . “Sono i segni di una Chiesa che sta scegliendo da che parte stare” , come indica PAPA FRANCESCO. E’ questa la chiesa che desideriamo: non per i poveri, ma povera con i poveri. Una Chiesa che sta con gli ultimi, “ospedale da campo”, senza paura di perdere dei previlegi.
Leo Nodari