AVEZZANO – Verrebbe quasi da augurarsi che il Comune di Avezzano e il sindaco Di Pangrazio abbiano solide prove da allegare all’abnorme richiesta di risarcimento di duecentomila euro avanzata, con citazione civile, nei confronti del giornalista di “Site.it” Claudio Abruzzo. Altrimenti, la loro sarebbe una mera intimidazione. Nella rituale convocazione davanti all’organo di conciliazione non si fa cenno a quali e quanti sarebbero i danni provocati dalla pubblicazione di due articoli su attività del comune: bandi per assunzioni criticati da una ex assessora della giunta Di Pangrazio. Perché è così che funziona un processo civile: occorre provarli i danni che si asseriscono patiti.
Se si invoca una presunta diffamazione ci si deve rivolgere alla magistratura penale, con una querela che verrà valutata in primis da un pubblico ministero, poi da diversi giudici nelle successive fasi dell’udienza preliminare ed, eventualmente, delle udienze dibattimentali. Le azioni civili  con la richiesta di risarcimenti esagerati sono iniziative temerarie che mirano, nel tentativo di silenziarli, a intimidire i giornalisti nell’esercizio del loro diritto di cronaca e di critica riconosciuto da una norma di rango costituzionale.
Singolare anche la mancata citazione del direttore responsabile del giornale  su cui gli articoli di Claudio Abruzzo sono stati pubblicati. Si vuole colpire soltanto un singolo giornalista, con la pretesa di “educarne” tanti altri. Questo metodo e questa concezione dei rapporti tra chi occupa ruoli pubblici e chi esercita il doveroso diritto-dovere di controllo verrà sempre contrastato dal Sindacato Giornalisti Abruzzesi, che esprime solidarietà al collega Abruzzo ed è  pronto a sostenerlo in tutti i passaggi di questa vicenda. – La Segreteria SGA –