TERAMO – Si è spento, questa notte, nel Policlinico Umberto I di Roma, all’età di 85 anni, Bruno Stella. Docente universitario di Fisica presso l’Università di Roma Tre, ricercatore nel DESY di Amburgo (Deutsches Elektronen Synchroton), collaboratore al CERN di Ginevra e presso i Laboratori del Gran Sasso. Era anche conosciuto, nella capitale, dagli anziani del Circolo di Villa Torlonia, per le sue interessanti conferenze. Aveva il dono di un’esposizione chiara e schematica, come ebbi l’occasione di notare, ad esempio, a Roseto degli Abruzzi, in una conversazione sulle energie rinnovabili e in un incontro di carattere scientifico con i giovani del Liceo Classico ‘Delfico’.

Bruno Stella era nato a Castelli, paese al quale era fortemente legato e dove passava il periodo estivo, intervenendo alle iniziative culturali, specie se finalizzate alla rinascita post sismica del borgo. Aveva frequentato il Liceo classico ‘Melchiorre Delfico’, a Teramo, trasferendosi poi, per gli studi universitari, a Roma, dove aveva finito per dimorare.

Credo che ai Castellani mancherà il suo sorriso garbato e ed aperto, il tratto cordiale e semplice. Bruno Stella era un uomo molto comunicativo, carico di ottimismo, dotato di cuore buono e generoso, disposto sempre ad aiutare chiunque. Ricordo un episodio rivelatore del suo altruismo. Nella piazza dove abitava, a Roma, aveva fatto amicizia con un rumeno che dormiva nel parco, all’aperto. Un giorno, in uno slancio di altruismo, lo invitò a casa sua, ospitandolo stabilmente. Pur essendo un accademico, Bruno era un uomo semplice, amante di compagnie sincere ed alla buona. Qualche volta, tornando a Castelli, lo incontravo, al bar, a giocare a carte con gli amici del paese.

Ho sempre ammirato, in Bruno, lo straordinario vitalismo. Amava la montagna. Non mancava mai di aderire alle escursioni di gruppo, verso le mete rituali oppure in cerca di funghi, nelle ombrose faggete di monte Camicia. Non mancava mai alle nottate goliardiche estive, consistenti nel cantare le serenate sotto le finestre dei paesani dormienti. Una domenica mi telefonò per dirmi che aveva adottato un Golden retriever, trovato per caso, esuberante ed allegro come lui. Quando poteva, lo portava a correre ed a tuffarsi nel mare di Ostia.

Appena nell’agosto scorso, già provato nella deambulazione, era ancora in piazza a Castelli, in una splendida sera estiva, a parlare in pubblico dell’artigianato maiolicaro. Era il 21 agosto. A quella data risale la foto qui pubblicata. Poi l’ictus e la lunga degenza ospedaliera. Anche in questo, però, è possibile intravedere la bontà del Signore. La sua stagione estrema ha seguito la logica della gradualità. In tal modo, un uomo dinamico come lui, ha potuto, poco a poco, adattarsi alla nuova, penosa condizione, preparandosi alla sua ultima ora. Ma, ciò è stato possibile grazie anche al tenace affetto dei suoi cari che lo hanno accompagnato con attenta tenerezza al grande Incontro – Luciano Verdone, Docente di Filosofia, Teramo –