TERAMO – E finalmente anche il Sindaco se n’è accorto che Teramo è una città ben più che moribonda, che il commercio è agonizzante, che i negozi, i locali, gli esercizi di ogni tipo hanno abbassato le saracinesche, consegnando la città alla desertificazione urbana. Si è finalmente accorto che quella città viva, attiva, proiettata verso il futuro esisteva solo nelle dichiarazioni e nei comunicati stampa suoi e dei suoi assessori.
All’ennesima chiusura dell’ennesima attività commerciale si è improvvisamente accorto che il centro storico è invivibile, impraticabile e pressoché inaccessibile, tra gli impalcati, i mezzi di lavoro, le gru e le recinzioni di cantieri sorti tutti contemporaneamente, con negozi e attività costretti a sgomberare, con spazi di pertinenza occupati ben oltre ogni effettiva necessità da auto e mezzi di cantiere, con i cittadini costretti a infilarsi in stretti e insicuri passaggi tra un cantiere e l’ altro, senza più neanche l’ombra di un parcheggio libero. Il Sindaco se n’è dunque accorto e prontamente ha reagito: come? Dando la colpa al governo, nazionale e regionale. Si potrebbe chiudere qui, visto che la cosa si commenta da sola. Perché’ aggiungere l’ovvio? Ovvero che:
- la morte del commercio cittadino e con essa di tutto il centro storico ha una genesi che va oltre le operazioni di ricostruzione post sisma: le scelte del Pums, la mancanza di programmazione di ogni tipo, l’allontanamento dal centro di ogni polo di interesse, la vexata quaestio dei parcheggi e di chi li gestisce, il degrado urbano delle vie del centro, l’inesistenza di eventi strutturati e non solo occasionali etc. etc.
- la ” cantierizzazione’ dell’intero centro storico poteva e doveva essere programmata, almeno per gli edifici pubblici: scaglionare l’inizio lavori, delimitare attentamente le aree di ingombro, programmare una viabilità alternativa, supplire con navette e mezzi pubblici alla difficoltà di circolare in auto ecc.
- il piano di chiusura delle attività commerciali poteva e doveva essere studiato e concordato con molto anticipo in modo da individuare soluzioni alternative.
Il Sindaco ora, a valle di tutto l’inesistente processo di programmazione organizzativa, chiede ristori per i commercianti: ben venga ogni sostegno possibile a chi si trova a dover chiudere la propria impresa, ma non si può chiedere ora al governo nazionale e regionale di farsi carico di anni di latitanza dell’amministrazione comunale in tema di ricostruzione post sisma. La drammatica situazione in cui versano le scuole teramane ne è una triste testimonianza. Le dolorose chiusure di questi ultimi giorni sono il prodotto, quantomeno, di una totale incapacità di programmazione oltre che di una colpevole superficialità, al netto, ovviamente, di scelte sciagurate come quelle relative al Pums, ai parcheggi, al degrado urbano ed urbanistico e così via.
Addossare ora, a disastro avvenuto, la responsabilità al governo e alla Regione, invocando ristori che, purtroppo, ove anche fossero leciti e possibili, nulla risolverebbero, è solo ulteriore riprova dell’inadeguatezza di questa amministrazione – Berardo Rabbuffo –