TERAMO – Giuseppe D’Alonzo: “Da amministratore di comunità montana per quindici anni è mio dovere e premura prendere una posizione sulla vicenda dell’ illuminazione in rosa del Gran Sasso per il Giro d’Italia.
Se in tutto il mondo, i parchi nazionali rappresentano i più importanti serbatoi di biodiversità e hanno il compito di preservare paesaggi, formazioni geologiche, flora, fauna o ambienti marini, è altrettanto vero che la legge quadro 394, approvata in Parlamento nel 1991 a seguito delle battaglie del movimento ambientalista italiano ha urgente bisogno di un tagliando. La vicenda dell’ illuminazione in rosa del Gran Sasso d’Italia per il Giro d’Italia è l’ ultimo campanello d’allarme che dimostra quanto un’ottima legge non sempre corrisponde ad una buona attuazione; è ormai necessario mettere mano ad una riforma della legge stessa.
La 394 non ha mai approfondito un aspetto fondamentale e di cui la montagna abruzzese ne è esempio lampante: nei parchi nazionali italiani insiste una straordinaria realtà di pari valore rispetto alla biodiversità: mi riferisco al contesto culturale che è parte integrante e inscindibile dal contesto naturale. Ciò che serve veramente, a distanza di 33 anni, è la modifica della legge quadro in nome di una modernizzazione delle sue funzioni. Purtroppo in questi decenni più volte è stato rivolto un appello al Parlamento affinché si mettesse mano alle parti veramente critiche della legge non senza che prima fossero favorite le condizioni per avviare un confronto tra tutte le parti interessate sul ruolo dei parchi e sulla loro missione conservativa e che, più e più volte, è stata criticata.
Il vero elemento di criticità continua ad essere la composizione dei consigli direttivi a garanzia di una buona governance delle attività svolte nei parchi.
In primis la designazione del Presidente del Parco, problematica nel passato e spesso conseguenza di commissariamenti, deve essere non di nomina ministeriale ma eletto da chi il Parco lo vive. La composizione e le competenze del consiglio direttivo risultano ancora in forte disequilibrio: in pratica una “licenza di uccidere” senza appello. Con una investitura triennale e diretta i fatti cambierebbero completamente.
Se in questi anni la legge ha dato un contributo significativo alla tutela del Paese è altrettanto vero che la sua nascita coincide con una fase storica di reale collaborazione tra Stato e organi periferici. Oggi questo scenario non c’è più perché si punta alla separazione delle realtà, dei ruoli e dei compiti. E la legge di questo ne risente: questo è il suo punto più debole. La 394 non prevede modelli partecipativi nella gestione di Parchi e Aree protette al passo coi tempi, e questo nonostante il fermento di imprese e attività nuove che rispondono a una voglia di ecoturismo cresciuta moltissimo, specialmente durante la pandemia.
E di tutto questo anche gli enti gestori sono responsabili. Non è sufficiente essere trattati come il “giardino che viene tenuto con cura”, ma occorre essere considerati come soggetti che partecipano al cambiamento. Servono, insomma, aggiornamenti che, per molti aspetti, dovranno essere radicali“.