TERAMO – “Ci siamo messi a disposizione per una gestione unitaria negli enti di secondo livello“: così il segretario provinciale del partito democratico Piergiorgio Possenti, alla luce dell’assemblea Dem tenutasi on line fino a notte tarda ieri.
Un’assemblea con tutti gli amministratori per definire ufficialmente la linea politica sul voto per il rinnovo della carica di presidente della Provincia di Teramo. Linea in coerenza con quanto i vertici avevano già stabilito da tempo, una convergenza con il candidato del centro-destra, in questo caso di Fratelli d’Italia, Domenico Piccioni. Pur non ufficializzando la cosa, l’indicazione di voto è quella, suscitando ovviamente mugugni all’interno degli stessi amministratori e consiglieri dei vari comuni.
Che la posizione del PD fosse quella di appoggiare il candidato di Fratelli d’Italia era un po’ il segreto di pulcinella: il segretario regionale Michele Fina aveva intrapreso il percorso già dalla scorsa estate, interloquendo con il maggior partito del centro-destra. “Il partito democratico ha intrapreso questo percorso pensando ad una gestione condivisa e ha messo in campo tutte le azioni necessarie per ridare rappresentanza ai territori e ai cittadini – ci dichiara Possenti -. Il percorso è difficile, complesso, ma è quel che dovremo imparare a fare sugli enti di secondo livello. La nostra è una linea coerente. Ci sono poi stati eventi legati alla spaccatura del centro-destra e noi abbiamo chiesto di essere più coesi possibili in questo percorso”.
“L’accordo dunque era che i due partiti maggiori si sentissero per avviare tale percorso. La scelta dunque è stata di non presentarsi con un nostro candidato nel rispetto dovuto alla nostra proposta”, ha proseguito Possenti.
Si parla comunque di una vicepresidenza in Provincia al Pd, magari a Mauro Scarpantonio. “Non è un discorso di poltrone – ha risposto con fermezza Possenti.
Non sarà un discorso di poltrone ma i consiglieri Dem sono in imbarazzo, specialmente nel Comune capoluogo, dove sono all’interno di una maggioranza che sembra percorrere tutt’altra linea. E’ pur vero che il sindaco Gianguido D’Alberto non ha ancora definito una linea univoca, ma è certo che i gruppi di maggioranza, di riferimento alle civiche, abbiano detto no a Piccioni da tempo.
Che cosa potrebbe succedere se i consiglieri del Pd non accettassero di votare Piccioni? All’apparenza c’è solo una indicazione, non un’imposizione. “Non stiamo con le asce e le mannaie. Ci sono delle situazioni che vanno comprese – ha detto Possenti -. Questo è un fatto politico diverso che non si può riversare sulle amministrazioni perché sono questioni completamente diverse“.
Non ci saranno dunque riverberi nei Comuni dove il centro sinistra ha la maggioranza? “Sì, forse ci saranno ma la funzione di un segretario politico è diversa da quello di un consigliere. Si discuterà in seguito se le scelte siano state giuste o sbagliate”.
Ma allora, ci si chiede, perché non uscire ufficialmente?
Dal Pd ribadiscono che siamo dinanzi a “linee interne”. Mah!