TERAMO – Il 25 novembre, in occasione della giornata internazionale per l’eliminazione della violenza di genere abbiamo deciso di lasciare un messaggio dentro l’Università degli Studi Teramo, sollecitat3 dalle testimonianze che abbiamo ricevuto; di seguito il nostro comunicato
Commenti inappropriati, molestie, umiliazioni, ricatti a sfondo sessuale, mani sul sedere, i capelli, baci sulla guancia, urla in faccia.
A lezione, durante un esame, nei corridoi, nei laboratori.
Spesso anche davanti ad altri professori, indifferenti e conniventi.
Professori che agiscono indisturbati, sicuri che il loro potere è al di sopra di tutto.
E non manca la violenza agita dai pari come molestie, battutine, richieste insistenti.
Questo è quello che emerge dalle risposte che abbiamo ricevuto al nostro questionario rivolto agli studenti dell’Università degli Studi di Teramo. Un campione al momento ristretto ma che sappiamo rappresenta solo la punta visibile di una realtà radicata ed estesa in tutte le Università. E che racconta anche il clima di profonda solitudine in vivono le studentesse, i cui racconti non vengono creduti o minimizzati.
La violenza nelle istituzioni  – e delle istituzioni – accademiche non è un fenomeno episodico, ma strutturale, che spesso viene ignorato o insabbiato da chi dovrebbe salvaguardare il benessere degli studenti, pur di salvaguardare il prestigio istituzionale.
Le stesse strutture universitarie, ancora permeate da una gerarchia di potere sessista, sono poco o per nulla equipaggiate per accogliere e supportare chi prova a far emergere apertamente questo problema.
Da alleati, si assiste a modalità di mobbing e di profilazione che spesso portano alla penalizzazione e all’esclusione di quanti alzano la voce per richiedere provvedimenti reali attorno alla vi0lenza di genere.
Per questo proprio il 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza di genere, abbiamo portato nell’Università di Teramo un chiaro messaggio: non è possibile far finta di niente, non è accettabile che le aule universitarie continuino a essere luoghi di oppressione invece che di formazione. Occorre che l’Università di Teramo si faccia carico di ciò che accade tra le sue aule, garantendo all3 student3 tutto il supporto necessario.
E allo stesso tempo portiamo tutta la nostra solidarietà a chi ha il coraggio di rompere il silenzio e non subire più, e a chi questa forza non ce l’ha.

Il breve questionario, completamente anonimo, è attivo a questo link: https://bit.ly/3AZKy2n

Lo scorso anno eravamo in tantissime a Teramo a ricordare Giulia Cecchettin: purtroppo non è stata l’ultima a cadere per mano di un “bravo ragazzo”. All’università abbiamo voluto ricordare lei e con lei, tutte le sorelle strappate alla vita.
Vogliamo che non accada più.

Ci vogliamo vive e libere – Collettivo Malelingue