Da giornalista mi sono sempre occupato del Teramo Calcio, esattamente dal 1979, e non ho mai giudicato l’operato di chi abbia provato a farlo male; ho sempre e solo risposto alle provocazioni, più o meno intelligenti, più o meno di parte, ricevute. Come in questo caso.
C’è una realtà, Supergol, che non ha bisogno nè di parole, nè di chiacchiericcio, nè di uno scoop giornalistico vero e clamorosamente bucato o addirittura smentito altrove, com è stato e come capita a tutti coloro che provano a svolgere questo lavoro con dignità e con serietà. Non so se il sottoscritto lo faccia meglio di altri, ma che non si senta secondo a chi lo è nei fatti, è altra cosa vera.
Il Teramo di Romy fallì sia per le sue precarie condizioni di salute, sia per il volere di una certa parte della città e lancio ancora una volta una sfida pubblica a chi è di parere avverso e vorrà saperne di più. I Paoloni, lo Sceicco ed altro ancora, fecero parte della cronaca di quei giorni, che era attuale e da copertina. Parlare dopo, a cose fatte, è poco corretto: se poi c’è dell’astio cooperativistico, tipico dei “Rumori da Circo”, preferirei sapere chi, fino a mercoledì scorso, aveva alzato un dito, una sola volta, contro la nuova proprietà del Teramo additandola di chissà cosa: taluni erano in silenzio da sofferenza mentre altri, gli equilibristi, si barcamenavano nel nulla.
Io ho creduto apertamente nel gruppo dei Ciaccia, esattamente quanto l’ex presidente della squadra di calcio della nostra città che li ha ritenuti più che idonei al caso. Fino a quando non sarà dimostrato il contrario, continuerò a ribadire che il loro approccio con la città era stato maestoso e che aveva restituito in pochissimi giorni fiducia ed entusiasmo, riaccendendo un amore sopito da altri.
Il resto è cronaca, anche molto nebulosa, è vero, ma le eventuali responsabilità di chi sarebbero?